Produzione industriale: a dicembre +1,1% mese, -2,1% anno. Nel 2023 il calo è stato del 2,5%
I dati di dicembre della produzione industriale presentano rispetto al mese precedente un progresso dell’1,1%, oltre le attese degli analisti, rendendo meno amaro il bilancio dell’anno. Risalita che tuttavia non cambia di molto il trend recente, negativo se si guarda al confronto annuo, dove la riduzione è invece visibile, pari al 2,1%, undicesimo arretramento consecutivo su base tendenziale. Così, dopo un anno di forte rimbalzo, il 2021, e un periodo successivo di relativa stabilità, la produzione industriale nel 2023 ingrana la retromarcia e arretra complessivamente del 2,5%, prima riduzione annua dopo la caduta registrata nell’anno del Covid.
Un problema di domanda
Segnali negativi che arrivano sia dalla domanda interna, debole in termini di consumi di beni (-1% in nove mesi nelle stime di Prometeia) sia in termini di domanda internazionale, mediamente in calo a volume di oltre tre punti nel mondo. Caduta, quest’ultima che l’Italia è riuscita comunque ad arginare, riuscendo a mantenersi ancora in terreno positivo nelle vendite nei primi 11 mesi dell’anno.
Guardando ai settori si nota nel mese una divaricazione dei destini abbastanza ampia, con gomma-plastica, macchinari e tessile-abbigliamento in frenata, mentre all’estremo opposto elettronica, alimentari e apparati elettrici sono i comparti migliori, in terreno positivo, a cui si aggiunge dopo mesi in apnea anche la chimica. Si smorza la corsa dei mezzi di trasporto, quasi al palo nel complesso, con le auto a cedere l’11% annuo sulla scia della riduzione produttiva di Stellantis, discesa che alla luce degli ultimi annunci nei mesi di rilevazione successivi è destinata a proseguire.
Ordini insufficienti
L’evidenza dell’arrivo di problemi nuovi da affrontare rispetto al passato recente per la nostra industria è nelle rilevazioni qualitative Istat: il principale ostacolo nel produrre è oggi infatti identificato nell’insufficienza della domanda e a pensarlo è il 22% delle imprese, il livello massimo da fine 2020. Per converso, visto che oggi a latitare sono appunto gli ordini, l’insufficienza dei materiali (4,3%) è ormai relegato a tema residuale, mentre fino a pochi mesi fa rappresentava il nodo principale, segnalato da un’impresa su cinque.
Caso eclatante è quello delle macchine utensili, dove l’attesa dei decreti attuativi dei bonus 5.0 ha ingessato la domanda interna, più che dimezzando gli ordini tra ottobre e dicembre. Così come in frenata in generale è l’intera filiera legata all’edilizia, “orfana” del superbonus al 100% e della cessione del credito.
Fonte: Il Sole 24 Ore