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Proposta di legge di Fdi: stock option estese anche a operai e impiegati
Incentivare l’estensione delle stock option ai dipendenti con qualifica di operaio ed impiegato con un reddito entro i 40mila euro: fino a 5mila euro annui, le azioni assegnate dall’azienda non concorrono alla determinazione del reddito imponibile e dei contributi. Il tutto a condizione di mantenere il rapporto di lavoro per almeno 24 mesi e non vendere le azioni prima del termine.
Con accordo sindacale si può aumentare fino a 7mila euro la soglia delle azioni esentasse
Lo prevede una proposta di legge presentata dal presidente della commissione Lavoro alla Camera, Walter Rizzetto (Fdi) con le «modifiche all’articolo 51 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, per incentivare la partecipazione dei lavoratori al capitale dell’impresa e favorire la stabilità dei rapporti di lavoro». La proposta, che a breve sarà calendarizzata in commissione Lavoro, prevede un incentivo maggiorato se il meccanismo di assegnazione è affidato alla contrattazione collettiva: con accordo sindacale si può incrementare fino a 7mila euro la soglia di valore delle azioni esentasse. Sempre tramite accordo sindacale, se il vincolo della durata viene esteso a 48 mesi, la soglia può salire a 10mila euro.
Rizzetto: si vuole favorire una maggiore condivisione degli interessi tra lavoratori e datore di lavoro
«L’assegnazione di stock option è piuttosto diffusa tra i manager aziendali – spiega Rizzetto -, con questa proposta intendo introdurre un vantaggio fiscale nell’assegnazione di azioni alle categorie di dipendenti più bisognose di sostegno. L’obiettivo è quello di favorire una maggiore condivisione degli interessi tra lavoratori e datore di lavoro per la crescita del valore aziendale, aumentando il senso di partecipazione ed appartenenza. L’incentivo è anche una misura che favorisce la retention dei dipendenti, considerando che riuscire a trattenere il personale formato è una delle grandi sfide del mercato del lavoro».
Fonte: Il Sole 24 Ore