Pubblicità, inizio d’anno in crescita e la radio sorpassa i quotidiani

Nondimeno in tutto questo c’è l’evidenza di una corrispondenza con l’andamento generale dell’economia in un quadro in cui l’advertising vale lo 0,48% del Pil in Italia (anche poco se confrontato con l’1,3% degli Usa). «L’advertising in Italia chiude in positivo il primo quadrimestre confermando l’andamento degli ultimi mesi e sostenuto dalle notizie sul fronte macroeconomico che continuano ad essere positive», afferma Luca Bordin, Country Leader Italia di Nielsen.

Nel frattempo l’analisi dei mezzi è una cartina di tornasole del grande cambiamento che sta interessando il mondo media. La Tv è in crescita del 7% ad aprile e del +5,9% a gennaio-aprile (1,26 miliardi), ma resta dietro al digital (1,28 miliardi) che aumenta comunque meno del mezzo televisivo (+3,9%). Per la cara vecchia televisione i primi quattro mesi dell’anno sono stati molto positivi, come denota il fatto che, secondo le elaborazioni del Sole 24 Ore su dati Nielsen, tutti i broadcaster hanno messo agli atti un segno più: +4,7% Mediaset a 700,5 milioni; +6,1% la Rai a 275,6 milioni; +6,4% Sky a 131,4 milioni; +1,3% La7 a 54,3 milioni e addirittura +20% a 93 milioni per una Discovery protagonista del mercato dei talent Tv, con l’approdo di Amadeus dalla Rai per la prossima stagione.

A pagare dazio sono invece i quotidiani, con raccolta in calo dello 0,2% (-8,1% nei quattro mesi a 115,6 milioni). Un trend, questo, che perdura da anni come dimostrano anche le strategie degli editori che, pur senza tralasciare il versante pubblicitario, si sono molto concentrate su abbonamenti e vendite del “prodotto”. L’andamento degli investimenti pubblicitari sul mezzo radio, in crescita del +14,9% nel mese e del +10,3% a gennaio-aprile, a 118,8 milioni, ha perciò portato al sorpasso, posizionando il mezzo al terzo posto, dietro a digital e Tv. «La radio – spiega al Sole 24 Ore Alberto Dal Sasso, professore di Brand management all’Università La Sapienza e managing partner di Adjinn – è un mezzo resiliente, il cui andamento in termini di investimenti pubblicitari non va particolarmente giù nei momenti difficili e non ha picchi nei momenti di boom. Ma la crescita in questi ultimi periodi è costante, supportata anche dalle possibilità della radiovisione, ancora minimale, e del digitale».

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Fonte: Il Sole 24 Ore