Puppy, l’enorme scultura di Koons, ha bisogno di cure

Puppy, l’enorme scultura di Koons, ha bisogno di cure

Si dice la vita inizi dopo i 40 anni. Ma a 24 dalla sua installazione davanti al Guggenheim di Bilbao, il monumentale cucciolo di West Highland terrier di Jeff Koons, che domina con la sua imponente presenza l’ingresso del museo basco, risente già dei primi acciacchi.

Crowdfunding dal Guggenheim

Questa scultura floreale alta 12,4 metri e pesante 44 tonnellate, acquistata nel 1997 dalla Solomon R. Guggenheim Foundation per l’allora nascente succursale di Bilbao firmata dall’architetto canadese Frank O. Gehry, richiede ogni anno costanti cure. Ad incominciare dal sostituzione dei 38mila fiori tra petunie, calendole e begonie che ricoprono la sottostruttura in acciaio inossidabile che due volte l’anno vanno cambiati. L’intervento di restauro richiederà una spesa di 100.000 euro. La campagna di crowdfunding “Bring Puppy To Life” ha finora raccolto circa il 16% della somma. I lavori di restauro dovrebbero iniziare alla fine di settembre e terminare entro la metà di novembre: “L’esterno della scultura non si è affatto deteriorato – ha affermato Ainhoa Sanz, responsabile del restauro del museo –, tuttavia, dopo 24 anni all’aria aperta, alcune parti del sistema di irrigazione perdono e devono essere sostituite, così come parte della struttura in acciaio inossidabile”.
Lo scheletro del Cachorro (cucciolo) è interamente ricoperto da 25 tonnellate di terriccio che viene irrorato attraverso un sistema di irrigazione interno al fine di nutrire i fiori che ornano l’opera. È la prima volta che il museo ricorre alla raccolta fondi: “Abbiamo deciso di fare crowdfunding perché si tratta di una scultura così iconica, amata, fotografata e così rappresentativa della città che vogliamo dare a tutte le persone che amano «Puppy» la possibilità di partecipare al restauro” ha motivato Begoña Martínez Goyenaga, responsabile della comunicazione del museo.
Per quanto il Guggenheim di Bilbao sia un museo privato, di fatto una succursale della Solomon R. Guggenheim Foundation di Manhattan, è sostenuto anche da fondi pubblici: due terzi delle sue entrate provengono dalla vendita di biglietti, gadget o da sponsorizzazioni, e il resto proviene dal governo.

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La storia della scultura

Risulta un’opera impegnativa per un museo, sia dal punto di vista economico che conservativo. Creata per la prima volta nel 1992 per una mostra temporanea nella città tedesca di Arolson, «Puppy», ormai un simbolo per la città di Bilbao, è secondo Jeff Koons, sinonimo di “amore, calore e felicità”. Successivamente ricostruita nel porto di Sydney nel 1995, venne acquistata dalla Fondazione Guggenheim nel 1997. Nell’estate del 2000, la statua fu spostata a New York per una mostra temporanea al Rockefeller Center. È una delle opere più celebri dell’artista americano che nel 2019 ha visto aggiudicare da Christie’s uno dei suoi lavori per ben 71.404.000 di euro (91 milioni di dollari), benché il fatturato complessivo delle sue opere messe all’incanto nel 2020 (184 lotti) è stato appena di 1.922.093 euro. Sebbene si tratti di un monumento frivolo e gaio, «Puppy» è stato bersaglio del terrorismo. Pochi probabilmente ricordano l’episodio. Alcuni giorni prima dell’inaugurazione del museo, nel 1997, un gruppo di terroristi dell’Eta travestiti da giardinieri minacciarono di far saltare in aria la scultura riempiendo di granate i vasi che la adornano. L’attacco venne sventato da Jose María Aguirre, un poliziotto locale, che purtroppo rimase ucciso. Da allora la piazza antistante il museo, che accoglie ogni anno circa 1 milione di visitatori, porta in memoria il suo nome.

Fonte: Il Sole 24 Ore