Quando Borsellino esportò fuori da Palermo il metodo di Falcone “segui i soldi”

Sono passati 32 anni dalla strage palermitana di via D’Amelio nella quale, oltre al magistrato Paolo Borsellino, morirono cinque agenti della sua scorta.

Tra i meriti professionali di questo magistrato c’è anche la ferma volontà di proseguire il cosiddetto “metodo Falcone” – seguire le tracce dei soldi per risalire la filiera criminale – anche fuori da Palermo (ascolta il podcast “Il metodo Falcone“).

Maggio 1986

Il 22 maggio 1986, Borsellino – non senza polemiche – viene nominato dal Csm Procuratore della Repubblica di Marsala (Trapani). Il maxiprocesso non è ancora giunto alla prima storica sentenza. Aveva chiesto lui di lasciare Palermo. La provincia di Trapani, storicamente, è ad alta densità mafiosa, come aveva potuto sperimentare anni prima il suo amico Giovanni Falcone. È la provincia della famiglia mafiosa Messina Denaro che, ancora oggi, nonostante la morte di Matteo Messina Denaro, continua a esercitare un ruolo mortale.

L’11 dicembre 1986, di fronte alla Commissione parlamentare d’inchiesta antimafia, nella prefettura di Trapani, Borsellino rese l’idea di come quel metodo stesse mettendo radici anche fuori da Palermo.

Le banche

«Le banche collaborano? – si chiese retoricamente Borsellino di fronte ai commissari – Io allo stato non so se le banche locali collaborano. Posso dire solo che qui c’è forse la più alta concentrazione di banche. Marsala sembra Lugano o il Lussemburgo, perché qui c’è una banca ad ogni piè sospinto, oltre un grande numero di un qualche cosa che a Palermo non conoscevo, cioè di istituti finanziari che funzionano come banche e che hanno degli sportelli aperti. E’ vero che questa è una città ricca, opulenta (quanto meno la città), però io comincio a dubitare proprio per le cose che ho saputo in questi ultimi giorni, in queste ultime ore, in cui ho avuto la sensazione di aprire i coperchi o su qualche cosa (spero tanto di avere la possibilità di approfondire questo tipo di indagine) per cui invece in queste banche non tutto sembrerebbe chiaro».

Fonte: Il Sole 24 Ore