Quanto costa una vista in cantina? Più di 30 euro in un caso su 4
L’enoturismo è un fenomeno cresciuto enormemente negli ultimi anni e ha ormai superato i 2,5 miliardi di giro d’affari stimati nel 2023. E in crescita sono anche i prezzi per visitare le cantine. Lo dicono gli stessi produttori, che a fronte di un’offerta non più riservata ai soli appassionati, ma sempre più mirata e articolata, fissano anche dei costi e, in un certo senso, aumentano le barriere all’ingresso rispetto ai tempi (ormai lontani) in cui il giro in vigna era spesso un’avventura pioneristica.
È assai difficile monitorare questo fenomeno e comparare i prezzi, perché molto dipende dal servizio offerto e dal tipo di degustazione proposta. Con le esperienze che si differenziano e arricchiscono, integrandosi ad esempio con proposte gastronomiche, ma anche con mostre e approfondimenti culturali, trekking a piedi o a cavallo eccetera.
A cercare di tracciare un quadro dello status quo è Go Wine, l’associazione dedicata all’enoturismo che ha appena presentato la nuova edizione della Guida Cantine d’Italia, con un taglio editoriale concepito proprio per approfondire tutti gli aspetti legati all’ospitalità vitivinicola, e che per il secondo anno ha chiesto alle cantine recensite di indicare i “listini” delle visite.
Ad un campione di 540 produttori – rappresentativo perché, da nord a sud, comprende sia le aziende più grandi e strutturate, sia quelle più familiari, dove il viticoltore spesso recita più ruoli, compreso quello dell’accoglienza e del racconto agli enoturisti – sono state richieste due indicazioni per la guida: il costo base per l’ingresso e un’esperienza minima, magari assaggiando 2-3 vini; il costo di un’esperienza più completa, che la cantina propone inserendo elementi di particolare suggestione e/o qualità.
L’analisi di Go Wine si è basata soprattutto sull’esperienza base, «il dato di maggiore tendenza e più indicativo per comprendere i comportamenti delle cantine». Il costo per l’esperienza più completa, spiegano i curatori della Guida, «contiene infatti maggiori variabili: è interpretato da alcune cantine come una sorta di approfondimento dell’esperienza base», mentre per altre è «un evento in cantina che può raggiungere cifre anche a superiori al costo – per fare un esempio – di una cena in un ristorante di qualità».
Fonte: Il Sole 24 Ore