
Quel braccio di ferro tra russi e americani che deciderà il futuro di internet
Alla fine gli Stati Uniti hanno deciso di riprendersi la guida dell’organismo che sovrintende alle telecomunicazioni globali. Era dagli anni 60 che avevano lasciato ad altri la guida dell’International Telecommunications Union, l’agenzia plurisecolare che ha anticipato le stesse Nazioni Unite di 80 anni, ultimo un cinese, Houlin Zhao, il cui mandato scade a fine anno.
Ma questa volta gli americani non potevano proprio tirarsi indietro dal che l’altro candidato era un russo. E la corsa a due si è svolta in uno dei momenti più bui della concertazione internazionale nata nel 1945 con la creazione dell’Onu sulle ceneri della Società delle Nazioni, messa in crisi dalla guerra in Ucraina e dal duro scontro tra l’Occidente e la Russia che dal confronto sul campo si è allargato anche al web, oltre ai gasdotti. Senza dimenticare lo spettro della minaccia nucleare.
Tanto più che il concorrente, il russo Rashid Ismailov, era stato viceministro delle telecomunicazioni, ricoprendo anche cariche manageriali in giro per il mondo in colossi internazionali del calibro di Ericsson, Nokia, Huawei, vale a dire i protagonisti dell’infrastruttura del web globale.
Entrambi i candidati avevano fatto campagna elettorale puntando sull’espansione della connettività globale in un mondo in cui quasi tre miliardi di persone sono ancora esclusi dal diritto alla connessione.
Per Washington, però, sarebbe stato uno smacco politico troppo grosso lasciare l’organismo di governance delle telecomunicazioni mondiali in mano a un russo, proprio nel momento in cui Mosca è sospettata di utilizzare il web per mettere a rischio le attività di aziende, reti critiche e pubbliche amministrazioni per mettere sotto pressione i governi occidentali e ammorbidire la loro posizione di appoggio all’Ucraina.
Fonte: Il Sole 24 Ore