«Qui nessuno ci affitta casa». L’odissea degli sfollati di Scampia dopo gli sgomberi

La prima a cadere fu la Vela F, nel 1998. Nel 2000 giù la Vela G, tre anni dopo la Vela H. Al tempo, gli edifici, parte di un grande progetto di edilizia economica e popolare del Sud, realizzato con i fondi della Cassa per il Mezzogiorno, non avevano nemmeno una classificazione cromatica, come invece gli altri del lotto M: la Vela Verde, demolita nel 2020, e poi la Vela Celeste, la Vela Rossa, la Vela Gialla. Entro dicembre a Scampia resterà in piedi solo quella Celeste, dove si sono verificati i crolli dei ballatoi lo scorso 22 luglio: tre vittime, 12 feriti, 150 sfollati e un boato che ha squarciato la notte.

La Vela Celeste come una reliquia urbanistica

L’edificio sarà riqualificato grazie a un finanziamento del Piano Periferie. Resterà in piedi come simbolo del quartiere e delle battaglie per il riscatto del territorio, pagate a un prezzo troppo alto. Sarà anche una specie di reliquia, frammento di una visione urbanistica nuova, così come lo aveva concepito agli inizi degli anni ’60 l’architetto Francesco di Salvo, ispirato dal modello dell’Unité d’Habitation de Marseille di Le Corbusier. Ma le ripetute modifiche intervenute in corso d’opera hanno snaturato il progetto, riducendo gli spazi, la luce, l’areazione. Fino a trasformare le Vele, issate a gradoni di 14 piani su una superficie di 400 ettari, in un luogo di degrado e criminalità. Una Gomorra in senso biblico, prima che letterario e televisivo. La più grande piazza di spaccio d’Europa, fino a un certo punto. Nel 2007, l’arrivo del supercommissario Michele Spina, segna il prima e il dopo della storia del quartiere. E la comunità si schiera dalla sua parte: «A Scampia l’80% è gente per bene», sottolinea Spina.

Restart Scampia, si parte a dicembre?

Entro la fine dell’anno, come previsto dal progetto di riqualificazione Restart Scampia, le ruspe ridurranno in macerie la Vela Rossa e quella Gialla: «L’area di sedime potrebbe essere immediatamente cantierabile – spiega Nicola Nardella, presidente dell’VIII municipio di Napoli entro cui ricade Scampia, Chiaiano, Marianella e Piscinola -. Siamo pronti a realizzare con 433 nuovi alloggi autosufficienti. Un ecovillaggio con spazi destinati a orti e frutteti sociali, un parco pubblico di quartiere, una fattoria, un mercato di prossimità, un complesso scolastico per la scuola dell’infanzia e l’asilo nido. Abbiamo disponibili 130 milioni di euro, dobbiamo solo accelerare le procedure». Un investimento che è la somma di fondi del Pnrr, Pon Metro, fondi Sviluppo e Coesione, Programma periferie: riqualificazione urbana e sociale, sicurezza e benessere. Un mondo nuovo.

Le ordinanze di sgombero

Ma crolli e “rischi che minacciano la pubblica e privata incolumità”, come “le attuali condizioni d’uso delle rampe di accesso alle unità abitative”, hanno spinto il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi a firmare per motivi di sicurezza le ordinanze di sgombero della due Vele: le prime a doversi trasferire, nelle prossime ore, sono una sessantina di famiglie. «Daremo comunque un tempo congruo ai residenti per traslocare e trovare una sistemazione», ha dichiarato Manfredi. L’avviso interesserà complessivamente 230 nuclei familiari. Alcuni si stanno già spostando autonomamente. Ed è in corso, in zona, una ricognizione degli alloggi disponibili alla locazione. Garantisce il comune.

Contributo per l’autonoma sistemazione

«Molti residenti riceveranno un contributo per la casa, grazie ai fondi stanziati dal Dipartimento della Protezione Civile, tra i 400 e i 1100 euro, con una prima tranche trimestrale, per consentire loro di far fronte alle eventuali caparre per gli affitti. Un sussidio per l’autonoma sistemazione che verrà corrisposto anche in caso di collocazione presso amici o familiari», afferma Nardella. Alcuni, in realtà, lo hanno già ricevuto e persino respinto.

Fonte: Il Sole 24 Ore