Raffo vendicatore di poeti negletti
Non è vero che tutte le famiglie felici si somigliano. Quelle immaginate da Silvio Raffo si somigliano tra loro ma sono diverse da tutte le altre. E non somigliano per niente a una famiglia tradizionale. Manca sempre il padre, il principio razionale e ordinatore. Zii e amici sono ottimi sostituti purché molto eccentrici. La cosmogonia di Raffo si riverbera nel romanzo recentemente pubblicato, “L’ultimo poeta”. E’ la storia vissuta e raccontata da un alter ego alieno che somiglia moltissimo all’autore, un angelo vendicatore, uno spirito sublime che scende sulla Terra per compiere una missione: sterminare l’establishment letterario mondiale durante un convegno sull’isola di Minorca col gas nervino. Un crimine di guerra compiuto a fin di bene: salvare la poesia, uccisa dall’involgarimento della società.
Poeti, medium, parrucchiere, guardarobiere
Lo spirito ha sembianze umane ma non proietta ombre e non si riflette nello specchio. Nel tempo terreno, che non ricorda se non vagamente, era francese e viveva a Parigi: «Tutti noi siamo stati uomini, purtroppo». La sua non era una famiglia tradizionale ma una congerie di soggetti stravaganti. Dominata naturalmente dall’elemento femminile. E ci sono, oltre ai poeti: medium, parrucchiere, guardarobiere di musei delle cere: un teatro da bohème ottocentesca. Siamo nel territorio di confine tra kitsch consapevole, cioè camp, e un certo candore ingenuo che non arretra di fronte a nulla con la spudoratezza dei bambini che giocano coi vestiti della mamma.
“L’ultimo poeta” è un romanzo breve in cui diversi generi si fondono per descrivere una umanità che appartiene a un futuro molto prossimo, dove le macchine si guidano da sole, la tecnica ha preso il sopravvento, e una fantomatica Logosfera Advance Trust Company vuole assoggettare la letteratura a logiche commerciali. Come se non bastasse, possiamo dire che “L’ultimo poeta” è anche un’opera testamento. Il tema dell’eredità spirituale è centrale oltreché autobiografico. Già insegnante al classico di Varese, traduttore in particolare di Emily Dickinson per i Meridiani, autore di romanzi tra cui “La voce della Pietra” finalista allo Strega, Raffo ha creato e animato per diversi decenni un circolo culturale, la Piccola Fenice.
L’autore ha affidato i suoi ultimi titoli di narrativa a Elliot, lo stesso editore di “Come d’aria”, il premio Strega 2023. Interessante questa coincidentia oppositorum. Il romanzo di Ada d’Adamo è la storia delicata ma anche molto forte di una fragilità doppia: quella dell’autrice, provata dalla malattia, e quella della figlia, disabile grave. Il romanzo di Raffo è la storia di un doppio superomismo crepuscolare. Se la poesia oggi è la più bistrattata delle muse, Raffo e le sue creature letterarie si sentono i rappresentanti di una specie in via d’estinzione. In questo struggente, disincantato e spiritico romanzo, si sorvola da altezze siderali la crisi del libro come crisi dell’Occidente.
Silvio Raffo, L’ultimo poeta, Elliot, pagg. 150, euro 17,50
Fonte: Il Sole 24 Ore