Rahul Mishra: «Condivido i sogni di Tod’s per valorizzare l’artigianalità»

Rahul Mishra emana la forza gentile, la gratitudine gioiosa, di chi sa di aver scoperto e coltivato il proprio talento e realizzato alcuni – se non ancora tutti – i suoi sogni. È anche la forza di chi è riconoscente alla cultura millenaria nella quale è cresciuto, quella dell’India, dove oggi la spiritualità deve convivere con grandi cambiamenti sociali ed economici. Mishra osserva Delhi e l’intero suo Paese con stupore e ammirazione, con la lucidità necessaria a vedere gli aspetti negativi di uno sviluppo fin troppo accelerato, che rischia di portare a rimpiazzare molte tradizioni con un’effimera idea di progresso.

Da stilista e imprenditore riesce ad avere questo sguardo ampio e allo stesso tempo appassionato perché è un cittadino del mondo e membro a tutti gli effetti della comunità globale della moda. Vive tra l’India e Parigi, dove sfila anche con le collezioni degli abiti più esclusivi, quelli di haute couture, ma vola spesso a Londra e vanta una lunga frequentazione con l’Italia. Ieri nella capitale londinese ha presentato una piccola collezione nata – lo dice lui stesso – dall’affinità elettiva con Diego Della Valle, il marchio Tod’s e tutte le persone che vi lavorano, nelle Marche e non solo. La capsule è in edizione limitata ed è in vendita da oggi in alcune boutique Tod’s, a cominciare da quella di Old Bond Street del marchio italiano, e online.

Il marchio che porta il suo nome è famoso e apprezzato soprattutto per gli abiti. Come è venuta l’idea di lavorare su scarpe e borse?
Avevo già collaborato con Tod’s in passato ed ero stato nella sede delle Marche, dove ho di nuovo trascorso diversi giorni, quasi ipnotizzato a osservare le mani intelligenti degli artigiani che davano vita a ispirazioni creative, in una sorta di processo magico. Passare da una superficie grande, come può essere quella di un abito, a una più piccola è stata una sfida, certo. Perché in pochi centimetri di canvas, di tela, come quella sulla quale lavora un pittore, sognavo di condensare ricami e decorazioni, ma anche lo spirito del mio Paese, i suoi simboli, la sua forza evocativa.In Italia c’è molta preoccupazione per la trasmissione dei saperi artigianali.

È così anche in India?
Personalmente sì, ho paura che molte capacità artigianali vadano perdute. Oggi l’India è forse il Paese al mondo che realizza più ricami con perline e tecniche miste di ogni tipo. Fino a pochi decenni fa però anche in Europa c’erano persone dedicate a queste attività, che io considero vere e proprie forme d’arte. In Francia è rimasto poco, in Italia parecchio di più, ma il rischio di perdere i saperi c’è ovunque, a cominciare dall’India. Io faccio di tutto perché le persone e le sarte e le ricamatrici più esperte trasmettano e lavorino fianco a fianco con ragazze e ragazzi più giovani e garantiscano che nulla vada perduto. Ma non posso essere certo che riuscirò nell’impresa di dare un futuro a questo mondo meraviglioso e fragile.

L’artigianato, come il lusso, è lento. In Tod’s ha trovato i tempi giusti?
Lavorare a questo progetto è stato fantastico perché dopo averlo messo a punto mi è stata data libertà assoluta. La capsule è la dimostrazione che con Tod’s condividiamo il sogno di valorizzare, far conoscere e portare nel futuro l’artigianato. Un aspetto quasi miracoloso di questa condivisione è che tra me e gli artigiani che ho incontrato nelle Marche c’è stata un’intesa che non ha bisogno di parole, anche perché io parlo poco italiano e loro non sono ferrati in inglese o indiano (ride). A metterci in contatto è l’amore per il lavoro manuale e per la creazione di pezzi unici.

Fonte: Il Sole 24 Ore