
Rapporto WeWord: l’Italia non è un Paese per famiglie. Le madri del Sud sono le più penalizzate
Trento in vetta, Sicilia e Campania in coda
In cima alla classifica per servizi e attenzione alle esigenze delle famiglia continua a posizionarsi la Provincia Autonoma di Trento, che vanta un punteggio di 67,3, seguita a breve distanza da Friuli-Venezia Giulia (64,9) Valle d’Aosta ed Emilia-Romagna (63,6), tutte in miglioramento rispetto al 2018. La Toscana compie un balzo dal nono al quinto posto e conquista un rispettabile 63,3. Scendendo lungo la penisola il quadro si fa critico: Sicilia (38,3), Campania (39,4) e Calabria (41,8) si piazzano agli ultimi posti, con margini di miglioramento troppo esigui per superare le difficoltà. Puglia e Basilicata raggiungono rispettivamente il 17° e 18° posto con punteggi di 43 e 42,4.
Famiglie non supportate, e la genitorialità condivisa è un miraggio
Il rapporto è netto: l’Italia continua a non sostenere adeguatamente le famiglie. «La mancanza di politiche efficaci a sostegno della genitorialità – afferma – aumenta le difficoltà nella conciliazione tra vita privata e lavorativa, limita l’accesso a servizi di qualità e contribuisce a una crescente fragilità economica». Impossibile cambiare, sostiene l’organizzazione, senza superare l’idea che esista una sola forma di famiglia e che il lavoro di cura sia un compito esclusivamente femminile.
Per i padri congedi scarsi e poco diffusi
ie l’Italia non è un Paese per madrI (parlano i dati: il 72,8% delle dimissioni di neogenitori riguarda le madri, e solo il 57,8% delle donne con figli lavora), non sembra neanche un Paese per padri. Il congedo di paternità è troppo breve (appena dieci giorni obbligatori), quello parentale sembra ancora un privilegio per pochi, insufficiente e scarsamente utilizzato. Alle madri viene lasciato il peso del lavoro di cura gratuito, che spesso è tale da impedire loro l’accesso al mercato del lavoro retribuito.
«Famiglie reali fuori dalle priorità del Paese»
«Sentiamo parlare continuamente nel discorso politico di famiglia – afferma Dina Taddia, consigliera delegata di WeWorld – eppure le famiglie reali, quelle fatte di madri che lottano per conciliare lavoro e vita privata, di padri che vorrebbero ma non possono essere presenti, di bambini e bambine privi di servizi essenziali, restano fuori dalle priorità del Paese». Per non parlare delle famiglie non tradizionali, monoparentali, con background migratorio, omogenitoriali, «i cui bisogni – sostiene Taddia – restano completamente ai margini. Il WeWorld Index Italia 2025 lo conferma: l’Italia non sta investendo abbastanza su infanzia e famiglie.
Le raccomandazioni: agire su più livelli
«I dati del nostro sondaggio confermano quanto il mercato del lavoro italiano sia ancora condizionato da stereotipi di genere e da una distribuzione iniqua del carico familiare», aggiunge Martina Albini, coordinatrice del centro studi di WeWorld. «Per garantire un’effettiva parità di opportunità, servono politiche di welfare strutturali, che includano congedi parentali equamente distribuiti, maggiore accesso allo smart working e un cambiamento culturale che superi le discriminazioni ancora presenti nei processi di selezione e nelle carriere professionali».
Fonte: Il Sole 24 Ore