Ravello Lab, nuove raccomandazioni per integrare l’IA nel settore culturale

Le intelligenze artificiali generative, che abbiamo imparato a conoscere usando strumenti come ChatGpt, Gemini, Copilot o Midjourney, stanno trasformando ogni aspetto della nostra quotidianità: dal lavoro allo studio, dalle relazioni interpersonali al concetto di verità, fino a spingerci a riconsiderare l’idea che la creatività sia un’esclusiva umana. Per quanto concerne il suo utilizzo negli ambiti culturali e creativi, se da un lato l’Intelligenza Artificiale (IA) sta migliorando molti dei processi di conservazione e gestione del patrimonio, dall’altro sta ridisegnando i confini delle convenzioni artistiche tradizionali attraverso l’introduzione di nuove forme di collaborazione uomo-macchina. E mentre si moltiplicano gli eventi dedicati al ruolo di queste tecnologie nel settore culturale, emerge con sempre maggiore chiarezza la necessità di definire delle linee guida che ne regolino l’impiego, come d’altronde ribadito anche nell’ultima riunione dei Ministri della Cultura del G7 tenutasi a Napoli il 20 e 21 settembre 2024.

Proprio sulla grande sfida dell’Intelligenza Artificiale quest’anno si è concentrata la 19ª edizione di Ravello Lab – Colloqui Internazionali che, dal 24 al 26 ottobre, ha riunito quasi cento professionisti del settore per discutere dell’impatto che questa tecnologia, e non solo, sta avendo sul patrimonio e sulle attività culturali. Come già in passato, anche per questa edizione ci si auspica che le posizioni emerse dalla tre giorni, e che saranno presentate al governo sotto forma di Raccomandazioni, possano orientare i normatori verso azioni e politiche coerenti. Non sarebbe di fatto la prima volta che le riflessioni emerse dal Ravello Lab influenzano il panorama normativo. Nel 2009, ad esempio, il forum ha ispirato l’istituzione della Capitale Italiana della Cultura, e ancora le discussioni sulla progettazione integrata a base culturale nel 2016 sono confluite nell’Avviso del Mibact “Progettazione per la Cultura” . Va ricordato, inoltre, il contributo costante che Ravello Lab ha offerto negli anni rispetto al tema del riconoscimento delle imprese culturali e creative nel sistema economico nazionale.

La complessità del tema trattato

Secondo il DESI – Digital Economy and Society Index, nell’ultimo decennio, l’Unione Europea ha investito risorse significative per favorire una trasformazione digitale che procede con un tasso di crescita annuale del 20%. Nei Piani Nazionali per la Ripresa e la Resilienza, ad esempio, sono stati stanziati dai singoli paesi circa 127 miliardi di euro per riforme e investimenti digitali, una media del 26% della dotazione totale che supera abbondantemente la soglia obbligatoria del 20%. Tuttavia, gli investimenti pubblici sull’Intelligenza Artificiale procedono ancora lentamente e quelli privati, come sottolinea l’AI Index Report 2024 della Stanford University, faticano a competere con i livelli raggiunti da altre nazioni: nel 2023, le aziende private statunitensi hanno investito 67,3 miliardi di dollari in IA, mentre quelle europea non hanno nemmeno raggiunto i 10 miliardi di dollari. Nonostante questo divario, il settore dell’IA in Europa mostra comunque prospettive di crescita promettenti. Secondo le previsioni di Straits Research, entro il 2030 il mercato dell’IA in Europa potrebbe raggiungere i 245 miliardi di euro, di cui si stima che oltre 10 miliardi di euro saranno generati dai mercati culturali e creativi.

Questi numeri, del resto, non devono sorprenderci. Per il mercato culturale e creativo l’AI si configura infatti un importante asset di sviluppo e, senza nemmeno dover scomodare i più vasti e redditizi settori del cinema, della musica o dell’editoria per comprendere le prospettive di crescita, è sufficiente osservare l’andamento delle vendite di opere d’arte create con l’intelligenza artificiale. Un esempio iconico è il «Ritratto di Edmond de Belamy», la prima opera d’arte creata attraverso un algoritmo di Generative Adversarial Network (GAN) dal collettivo artistico francese Obvious, e venduta nel 2018 da Christie’s a New York per la sorprendente cifra di 432.500 dollari, ben 40 volte il prezzo stimato. Recentemente, è stata inoltre annunciata un’asta che segnerà un’ulteriore pietra miliare nel mercato dell’arte: il 31 ottobre, Sotheby’s venderà la prima opera d’arte realizzata da un robot umanoide che utilizza algoritmi di intelligenza artificiale. Si tratta di «Portrait of Alan Turing» (2024), un ritratto creato dall’artista robot Ai-Da, programmato a sua volta dal gallerista di Oxford Aidan Meller, stimato tra 120.000 e 180.000 dollari.

Tuttavia, ciò che desta maggiore preoccupazione non sono ovviamente le nuove opportunità di generazione di valore, quanto la ridefinizione dei processi di produzione che, nel settore culturale, potrebbe cancellare il ruolo dei creativi, trasformando i prodotti artistici in veri e propri progetti di collaborazione tra esseri umani e macchine. Proprio con l’obiettivo di tutelare il lavoro creativo, il 13 marzo del 2024, il Parlamento Europeo ha approvato l’AI ACT un regolamento volto a disciplinare lo sviluppo e l’uso delle tecnologie di Intelligenza Artificiale nell’Unione Europea. Tra le misure più rilevanti per il settore culturale, spicca l’obbligo di etichettare i contenuti generati dall’intelligenza artificiale, permettendo così di distinguerli chiaramente da quelli creati dall’uomo e di prevedere che gli sviluppatori di IA ottengano autorizzazioni esplicite per poter utilizzare opere creative e intellettuali come dati di addestramento. Si tratta solo dell’inizio; queste misure hanno infatti anticipato le intenzioni del nuovo mandato di Ursula von der Leyen alla Commissione Europea che, nella Mission Letter inviata al nuovo Commissario per Equità Intergenerazionale, Giovani, Cultura e Sport Glenn Micallef, richiede di sviluppare una strategia per l’utilizzo dell’IA nei settori culturali e creativi, evidenziando il potenziale di tale tecnologia nel migliorare la creatività, il coinvolgimento del pubblico e l’accessibilità. Micallef è così stato incaricato di lavorare a stretto contatto con la vicepresidente esecutiva per la Sovranità Tecnologica, Sicurezza e Democrazia, la finlandese Henna Virkkunen a cui è invece stato chiesto di sviluppare un’infrastruttura di cloud computing per l’UE e realizzare un atto per il progresso dell’IA, come proposto nel report «The Future of European Competitiveness»», recentemente redatto da Mario Draghi.

Fonte: Il Sole 24 Ore