Razzo Artemis sulla Luna: una missione carica di made in Italy
E’ finalmente partito verso la Luna il vettore Nasa SLS con alla sommità la capsula Orion, dopo i rinvii delle settimane scorse dovuti a cause tecniche e anche all’arrivo di un tornado che ha richiesto il rimessaggio del grande razzo, il più grande e potente mai costruito. Il programma Artemis di Nasa è quindi ufficialmente operativo.
Dopo 50 anni ci stacchiamo finalmente dall’orbita bassa, fino a 1000 chilometri dal suolo terrestre, e si torna sulla Luna, questa volta con tutta l’intenzione di restarci, farci insediamenti per gli astronauti e sfruttarne le risorse, specie minerarie.
Un decollo da 4 miliardi
La capsula Orion è stata portata in orbita dal potente razzo che ha acceso i suoi 4 motori alle 7:47 ora italiana, decollando in modo veramente maestoso, date le dimensioni, 100 metri di altezza e più, e potenza del vettore, che ha bruciato in poche decine di secondi tutto il carburante. Spettacolo senz’altro unico e entusiasmante, anche se molto costoso, dato che da solo il decollo è costato 4 miliardi di dollari, una frazione consistente del costo totale del progetto, 95 miliardi,voluto dal Presidente Obama e più volte aumentato nel corso di questi anni, poche ore dopo il decollo si saprà se la serie di manovre per portare la capsula nell’orbita finale, che andrà fino a quasi toccare la Luna, ha avuto successo.
Missione esplorativa di 26 giorni
Questa prima missione è esplorativa e di collaudo, senza astronauti, Orion andrà fin sulla Luna, starà lì in orbita e arriverà fino a 100 chilometri di altezza dal suolo del nostro satellite, scatterà molte foto allontanandosi poi fino a 70.000 chilometri e poi tornerà sulla Terra il prossimo 11 dicembre, concludendo la sua missione in 26 giorni, terminando la prima missione di Artemis con il collaudo, altrettanto importante, dello scudo termico che protegge la navicella. Orion infatti arriva nella nostra atmosfera, al ritorno dalla Luna, a oltre 26.000 chilometri ora, e la frizione con le molecole di aria porta la temperatura dello scudo termico a migliaia di gradi, ma un sistema di ben 11 paracaduti lo frenerà fino alla velocità di una quarantina di chilometri all’ora.
Nel segno del made in Italy
Tanta tecnologia italiana a bordo di Orion, cosa che ci inorgoglisce e comunque è un prova tangibile del livello di primo piano che il nostro Paese mantiene da anni in campo spaziale.
Fonte: Il Sole 24 Ore