Rd Congo, fonti: violata la tregua, ribelli M23 avanzano. Onu: 2.900 vittime, donne stuprate e arse vive
La tregua era scattata il 4 febbraio, su dichiarazione unilaterale dei ribelli M23. Potrebbe essere già naufragata, mentre crescono i bilanci delle violenze.
La frontiera orientale della Repubblica democratica del Congo resta in ostaggio del conflitto fra i miliziani filo-rwandesi del Movimento 23 Marzo e l’esercito regolare congolese, in una crisi che si è aggravata ed esasperata con l’irruzione dei ribelli a Goma lo scorso 27 gennaio.
Il cessate il fuoco varato all’inizio della settimana era sembrato reggere nelle sue ore di debutto, salvo far registrare violazioni nell’arco di una giornata. Le ragioni del flop sarebbero soprattutto due, dice al Sole 24 Ore una fonte che preferisce rimanere anonima per ragioni di sicurezza: da un lato l’avanzata dei ribelli su Nyabibwe, una città mineraria nella provincia del Sud Kivu; dall’altro la rappresaglia tentata e fallita dalle forze regolari congolesi, con l’unico esito di riaccendere il conflitto e aumentare le ricadute umanitarie del conflitto.
Una stima delle Nazioni Unite ha registrato già 2.900 vittime dall’inizio della ultima fase di ostilità, un bilancio che potrebbe aggravarsi ancora con una riapertura esplicita degli scontri. Vivian van de Perre, vice-capo della missione Onu Monusco, ha denunciato il caso di «centinaia» di detenute stuprate e arse vive nel carcere di Goma nel corso dell’occupazione degli M23.
La tregua e l’avanzata dei ribelli
Kinshasa ha accusato Kigali di una «falsa comunicazione» sul coprifuoco, ribadendo un legame fra Rwanda e miliziani ancora negato dal leader Paul Kagame. Non è chiara la reazione di Kigali, anche se la tendenza sembra essere quella di una nuova espansione dei ribelli oltre al perimetro originario del conflitto.
Fonte: Il Sole 24 Ore