Reddito di libertà, aumenta da 400 a 500 euro al mese il bonus per le donne vittime di violenza

Reddito di libertà, aumenta da 400 a 500 euro al mese il bonus per le donne vittime di violenza

 

Il reddito di libertà è un intervento di particolare importanza, volto a sostenere l’emancipazione economica delle donne vittime di violenza – che si trovano in situazioni di povertà – e che intendono fuoriuscirne. La misura è stata elevata da 400 a 500 euro pro capite mensili, per un massimo di 12 mensilità, ed è compatibile con altre forme di sostegno, quali l’assegno di inclusione.

Il contributo è destinato alle donne in condizioni economiche sfavorevoli, con o senza figli, seguite dai centri antiviolenza riconosciuti dalle regioni e dai servizi sociali. Tale sostegno mira a sostenerle favorendone l’emancipazione economica. Lo stabilisce un decreto del ministro per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità, di concerto con quelli del Lavoro e dell’Economia, firmato il 2 dicembre e pubblicato ieri in Gazzetta ufficiale, che definisce la ripartizione dei 30 milioni del “Fondo per il reddito di libertà per le donne vittime di violenza”, 10 milioni all’anno per il 2024, 2025 e 2026.

I dati dell’Istat ci mostrano il gap

Prevenire e combattere le situazioni derivanti da isolamento economico per le donne vittime di violenza è fondamentale per garantire un cambio di marcia. Ma affidarsi a questa misura, come promessa di un’emancipazione economica, non garantirà ad ogni modo un rovesciamento delle condizioni sfavorevoli in cui le donne sono già normalmente inserite. I dati diffusi in questi giorni dall’Istat sui tassi di occupazine, relativi a gennaio 2025, descrivono una differenza di genere, con un’occupazione femminile al 53,5% globalmente considerata, contro il 72% degli uomini, resta un gap con l’occupazione maschile con un differenziale del 18,5%.

Come riconoscere, anche, la violenza economica

Gli studi sul gender pay gap ci mostrano che gli obiettivi fissati dall’Onu con l’Agenda 2030 non saranno centrati: infatti nel mondo la prossima generazione di donne svolgerà in media 2,3 ore al giorno in più di lavoro domestico non retribuito rispetto a oggi, mentre i ricercatori europei del welfare dicono che ci vorranno 67 anni per colmare il divario tra uomini e donne in Europa. L’Italia in particolare è nelle ultime posizioni in Europa per quanto riguarda il tasso di occupazione femminile, pari al 48,2%, oltre 10 punti sotto alla media europea del 59,5%. La metà delle donne, dunque, non lavora e due su tre non hanno autonomia gestionale del proprio budget. Nel Mezzogiorno la situazione è ancora più difficile, con una partecipazione femminile al lavoro che si ferma al 35,5%. L’indipendenza economica è la condizione indispensabile per consentire pari trattamenti di genere fuori e dentro le mura domestiche.

Fonte: Il Sole 24 Ore