Report di sostenibilità, l’85% delle aziende si rivolge a consulenti esterni

Report di sostenibilità, l’85% delle aziende si rivolge a consulenti esterni

L’85% delle aziende si rivolge a consulenti esterni per orientarsi e avere supporto nella redazione del nuovo report di sostenibilità introdotto dalla direttiva europea Csrd. È quanto emerge dalla survey realizzata dalla direzione scientifica di Sustainability Makers, l’associazione italiana dei professionisti specializzati nella realizzazione di strategie e progetti di sostenibilità. Il questionario è stato distribuito fra gli oltre 350 associati.

L’indagine

Altri dati che emergono dalla survey (che verrà presentata in un webinar il prossimo 3 dicembre) sono relativi allo stato dell’arte, sul versante Csrd, delle imprese coinvolte nell’indagine. Ebbene, più del 60% delle aziende che hanno partecipato alla ricerca ha condotto un’analisi per valutare il grado di conformità rispetto ai requisiti richiesti dalla direttiva Ue, recepita in Italia. Inoltre, il 65% ha già definito la propria matrice di doppia materialità. Da sottolineare che tali attività sono svolte attualmente anche dalle aziende che avranno l’obbligo di pubblicazione del primo bilancio di sostenibilità a partire dal primo gennaio 2026 con riferimento all’esercizio 2025. Quindi c’è una certa lungimiranza da parte delle imprese nell’affrontare fin da subito tematiche complesse.

La funzione di rendicontazione

Altro elemento da evidenziare nell’indagine è che, nel 70% delle imprese intervistate, la funzione di responsabile della rendicontazione di sostenibilità resta collocata nel dipartimento preesistente mentre soltanto un 18,8% sta valutando un cambio. Infine, per le aziende che diventeranno soggette alla Csrd dal 2025 e dal 2026, si osserva una netta preferenza per un riporto diretto all’amministratore delegato, «segnale di quanto la sostenibilità sia considerata sempre più strategica», sottolinea Matteo Pedrini, direttore scientifico di Sustainability Makers.

«Per le aziende che diventeranno soggette alla Csrd a partire dal 2025 e dal 2026 – fa notare Marisa Parmigiani, presidente di Sustainability Makers -, si osserva una tendenza a strutturare il proprio approccio alla sostenibilità in modo strategico, con unità organizzative dedicate a diretto riporto del ceo. Questo orientamento riflette non solo l’importanza crescente della sostenibilità come tema chiave per la competitività e la resilienza aziendale, ma anche il riconoscimento di come le decisioni in questo ambito debbano essere integrate ai più alti livelli decisionali».

Innovazione

La Csrd è diventata inoltre un’opportunità di innovazione tecnologica. Dalla ricerca emerge che nel 37,6% dei casi, la direttiva Ue ha portato all’adozione di nuove soluzioni per la raccolta dati. «La Csrd si sta affermando non solo come una normativa – evidenzia Pedrini -, ma anche come un potente motore di trasformazione aziendale e di innovazione. Nel 37,6% dei casi, la sua implementazione ha portato le aziende ad adottare nuove soluzioni tecnologiche per la raccolta e la gestione dei dati relativi alla sostenibilità. Queste nuove tecnologie aprono le porte alla possibilità di garantire un monitoraggio continuativo dei risultati aziendali in ambito di sostenibilità e dall’altro apre l’opportunità di interconnettere questi risultati con le performance economiche e strategiche».

Fonte: Il Sole 24 Ore