Reportage / Guerra in Ucraina, quel muro al confine con la Bielorussia
Che l’aria in questa terra di confine sia davvero cambiata lo suggerisce lo schieramento dei missili Patriot lungo la pista di atterraggio all’aeroporto regionale di Jasionka-Rzeszòw. Sono arrivati dalla base tedesca di Ramstein il 15 marzo, una settimana prima della visita in Polonia di Joe Biden. Due giorni dopo il bombardamento russo sulla base di Yavoriv, 20 chilometri appena in territorio ucraino, a poco più di un’ora d’auto da qui dove, missili a parte, tutto scorre in una apparente normalità.
La presenza delle batterie di Patriot e dei cinquemila soldati della 82esima divisione aerotrasportata passati da poco attraverso lo scalo per affiancare il dispositivo difensivo polacco, contribuisce evidentemente all’atmosfera complessiva. Rzeszòw è una capitale regionale dinamica che ha un passato tormentato e tragico. Le guerre mondiali, la riscrittura dei confini, il passaggio rovinoso degli eserciti, lo sterminio della sua popolazione ebraica e l’esodo forzato degli sconfitti di turno tra Est ed Ovest dell’allora confine sovietico fanno parte del suo Dna. Un voivodato oggi governato dalla 42enne Ewa Maria Leinart, vasto quanto il Veneto, coperto per un terzo di foreste, e abitato da meno di due milioni di persone. Duecentomila vivono nella capitale regionale. Ai piedi dei Carpazi il benessere delle dodici stelle (quelle dell’Europa) s’irradia da un ventennio attraverso la sistematica trasformazione delle infrastrutture di questo solido bastione conservatore.
Difesa, aerospazio, e presto anche idrogeno
La città è dei giovani diretti all’università e al prestigioso politecnico, decisi ad arruolarsi al più presto nelle truppe dei manager che da ogni parte del mondo corrono da e per le quasi 200 società del locale distretto aerospaziale e della difesa. La presidente regionale Leinart, la “marescialla”, ora dice di voler diversificare, restando comunque nel futuro, e puntando anche sull’idrogeno.
La guerra, comunque sia, non è estranea alle dinamiche che in trent’anni hanno trasformato l’ex Sudest depresso e impoverito della Polonia, nella città dei cantieri, dove si vendono nuovi appartamenti per giovani famiglie a 1.200 euro al metro quadro.
Il conflitto oltre frontiera qui non suscita dilemmi: i russi sono invasori e sono i soli responsabili della tragedia. I profughi ucraini – che si sono riversati nel paese da Medyka e dagli altri punti di transito – vanno aiutati con tutte le risorse disponibili. L’ipotesi di un coinvolgimento futuro della Polonia nelle ostilità, almeno a parole e grazie alla massiccia e rassicurante presenza americana, non sembra fare troppa paura.
Fonte: Il Sole 24 Ore