Rheinmetall, in Italia piano di 300 milioni in cinque anni
Incassato il via libera dall’antitrust tedesco, arrivato lunedì, la joint venture tra Rheinmetall e Leonardo siglata lo scorso ottobre comincia a prendere forma. Alessandro Ercolani, amministratore delegato di Rheinmetall Italia, aggiunge qualche dettaglio: «Sarà costituita formalmente entro fine marzo, per essere operativa dal 1° luglio, seguiranno due anni di sviluppo per iniziare poi la fase produttiva. Al momento le due società stanno costituendo un raggruppamento temporaneo di imprese per cominciare a lavorare. L’obiettivo è siglare entro l’anno i due contratti annunciati per la fornitura di carri armati Panther e cingolati leggeri Lynx all’esercito italiano. Già lo scorso 31 dicembre abbiamo consegnato un primo carro in prova».
Le nuove tecnologie
Ercolani ieri ha ricevuto a Roma il premio Internazionale Buone Pratiche, nella categoria cultura-pubblicazioni storiche, per il libro che ha scritto lo scorso anno con il docente universitario di storia militare Gastone Breccia 200 generazioni. Dalla pietra all’IA: storia delle armi nella storia dell’umanità (Il Mulino). È testimone diretto di come le nuove tecnologie stiano cambiando velocemente il comparto della difesa. Un particolare che dà ulteriore valore al patto con Leonardo: «Questa alleanza mette insieme il meglio di due tecnologie, due gruppi, due Paesi, per rispondere alla competizione crescente nel settore della difesa con nuovi attori che si stanno affacciando, dinamici, provenienti da mondi diversi: robotica, dati, algoritmi, intelligenza artificiale», spiega Ercolani e cita alcuni queste nuove aziende: «Palantir, la start up White Stork dell’ex ceo di Google Eric Schmidt, Carahsoft e Anduril, fondata nel 2017, con cui sta collaborando OpenAI».
La commessa con l’esercito italiano
Come ha ricordato anche il Bundeskartellamt, la joint venture italo-tedesca avrà il ruolo di prime contractor e di systems integrator per l’ordine del ministero della Difesa che prevede di acquistare in 10-15 anni 280 carri armati sul modello del Panther di Rheinmetall e 1.050 mezzi cingolati di fanteria leggeri sviluppati sulla piattaforma Lynx. La commessa complessiva avrà un valore di oltre 20 miliardi di euro. Ma, secondo quanto annunciato dai ceo delle due società, la volontà è di puntare anche all’export dei mezzi realizzati verso altri Paesi con la prospettiva di un mercato da circa 50 miliardi di euro. «La commessa per il governo italiano vale 23 miliardi in 15 anni, ma il mercato è molto più ampio, avremo un prodotto competitivo a livello globale dal Sudamerica al Medioriente», conferma Ercolani: «Lo scenario è cambiato, digitalizzazione e connettività sono un’esigenza fondamentale anche nei nostri progetti. La collaborazione con Leonardo guarda al futuro, getta un seme di difesa comune europea, e crea questa opportunità in Italia, dove manterremo il 60% delle attività della joint venture», che avrà sede legale a Roma e operativa a La Spezia.
La necessità della filiera
Rheinmetall Italia – nata come Contraves nel 1952, successivamente fusa con la Oerlikon nel 1993 e acquisita dalla tedesca Rheinmetall nel 1999 – ha inviato sistemi di difesa aerea in Ucraina su commessa del governo tedesco tra 2023 e 2024. Si è trovata al centro di un comparto in cambiamento: «C’è grande trasformazione nell’industria della difesa, dopo lo scoppio della guerra in Ucraina», conferma Ercolani: «Stanno entrando in campo interessi nuovi, grandi fondi, banche, attori finanziari. L’innalzamento dei budget degli Stati per la difesa è un dato di fatto, slegato ormai dall’esito del conflitto ucraino. Avere una politica di finanziamento della difesa europea entro il 2025 è uno degli obiettivi della nuova Commissione. Oggi l’Europa spende 300 miliardi per la difesa, circa il 2% del Pil. Se dovesse arrivare al 4%, ci sarebbe un raddoppio delle risorse. Se l’Italia passasse dall’1,5% attuale al 2% del Pil metterebbe sul piatto 10 miliardi. Sono investimenti che tuttavia non riescono ad essere assorbiti dall’industria, perché la capacità industriale è insufficiente, è dunque necessario crearla». Ecco quindi il risvolto manifatturiero: «L’industria della difesa è un mercato che cresce e si candida ad assumere un ruolo trainante nell’ecosistema italiano, europeo e globale: può aiutare e assorbire filiere in fase di ciclo calante come quelle dell’automotive, della siderurgia, della metalmeccanica, con le cui imprese già abbiamo cominciato a lavorare come fornitori».
Investimenti per 300 milioni
Anche l’azienda stessa si sta attrezzando, continua Ercolani: «Come Rheinmetall Italia stiamo programmando investimenti per 300 milioni di euro in 5 anni. A fine marzo partiranno i lavori per la costruzione del nostro nuovo stabilimento a Roma, per aumentare la capacità e ridurre il delivery time, che prima andava dai 24 mesi di un radar ai 50 di un sottomarino e oggi non supera i 12 mesi. I nostri sistemi di difesa aerea fino a tre anni fa venivano consegnati in 24 mesi, oggi in 9. Rivedremo inoltre il modello industriale, che dovrà avere un enorme magazzino per sostenere il fatturato. Sposando i parametri Esg, di Industria 5.0, di connettività, di sicurezza. Ci sarà anche un bosco verticale. Il nuovo sito sarà pronto in un anno e assorbirà il 20-25% degli investimenti, il resto sarà dedicato a M&A, abbiamo un’operazione con un’azienda della difesa italiana in canna entro la primavera, e all’ammodernamento di tutti i processi per adattarli alla nuova dimensione aziendale».
Fonte: Il Sole 24 Ore