Richieste d’asilo, siriani primi nell’Ue. L’Italia ha bocciato il 62% delle domande esaminate tra gennaio e giugno
Nell’Ue in otto mesi 449mila richiedenti asilo, nel 2023 un milione
In tutto, nei primi sei mesi del 2024, i richiedenti asilo nell’Ue sono stati circa 449mila, in calo rispetto ai 475mila dello stesso periodo del 2023. Nell’intero anno scorso hanno superato il milione (+20% rispetto al 2022). Il primo Paese per numero di domande è la Germania (329mila), seguita da Spagna e Francia. L’Italia è soltanto quarta. Sempre nel 2023 l’Ue ha garantito protezione a 409.500 persone. Mancato l’obiettivo di resettlement (uno degli strumenti esistenti per fornire protezione e supporto ad alcuni rifugiati particolarmente vulnerabili): doveva riguardare quasi 16mila persone, ne sono state accolte solo 14.035.
Dai siriani 183mila domande, primi nell’Unione
I principali Paesi d’origine di chi presenta richiesta di protezione internazionale nell’Ue sono la Siria (circa 183mila richiedenti nel 2023) e l’Afghanistan (101mila). Per l’Italia è diverso: nel 2023 i richiedenti asilo siriani, afghani e venezuelani sono stati meno del 2% dei richiedenti, anche se i siriani sono secondi, dopo i bangladesi, tra i migranti che arrivano via mare (12.029 sui 63.664 sbarcati da gennaio al 9 dicembre, secondo gli ultimi dati del Viminale). Ma l’incertezza sul destino del Paese potrebbe provocare anche qui una nuova ondata di migliaia di profughi. Nel frattempo, lunedì scorso molti Paesi europei, Italia compresa, hanno annunciato il congelamento delle procedure di esame delle domande di protezione internazionale presentate dai siriani. Va in ogni caso ricordato che la Siria non figura nell’elenco dei 19 Paesi considerati «sicuri» dal Governo italiano e inseriti nel decreto recentemente convertito in legge dal Parlamento, quindi chi arriva dalla Siria non può essere sottoposto alle procedure accelerate di frontiera per i rimpatri veloci.
Sistema italiano d’accoglienza «grossolano e iniquo»
Il rapporto della Fondazione Migrantes non è tenero con i decreti che hanno ridisegnato il sistema di accoglienza italiano, che ospita circa 138mila tra richiedenti asilo, rifugiati e migranti (ben 100mila dei quali nei centri di prima accoglienza e nei Cas) e che viene definito «frammentato, grossolano e iniquo». Nel mirino finisce innanzitutto il restyling del Sai, «relegato a un ruolo marginale, accessibile solo a a specifiche categorie di beneficiari e subordinato alla volontaria adesione dei Comuni», ma anche la «politica di gestione emergenziale e securitaria» concentrata sulla realizzazione di nuovi hotspot e centri di permanenza per il rimpatrio, che tende a isolare i migranti in grandi centri lontani dalle città. Non manca un esercizio di «conta dei danni» provocati dal decreto Cutro (legge 50/2023) che ha introdotto le procedure accelerate di frontiera per chi arriva dai Paesi considerati sicuri e le pratiche di «trattenimento» più volte bocciate dai giudici. Né la segnalazione della situazione dei minori stranieri non accompagnati, che troppo spesso finiscono nei centri per adulti.
Da gennaio a giugno bocciato il 62% delle richieste d’asilo
Alla fine del 2023 l’Italia ospitava circa 298mila rifugiati in senso lato, meno di Germania, Polonia, Francia, Regno Unito o Spagna. Al 1° gennaio 2024 vivevano in Italia poco meno di 414mila cittadini non comunitari con permesso di soggiorno per motivi di protezione e asilo, lo 0,7% di tutta la popolazione. Nei primi otto mesi dell’anno le persone che hanno chiesto protezione in Italia sono state 109mila (+32% rispetto allo stesso periodo del 2023, quando nell’intero anno erano stati quasi 136mila). Tra i dieci Paesi di provenienza principale dei richiedenti asilo da gennaio a giugno ci sono quattro Stati che si collocano nelle ultime posizioni del Global Peace Index: Pakistan, Burkina Faso, Mali e Nigeria. Negli stessi sei mesi le commissioni territoriali per l’asilo hanno esaminato circa 37.400 domande, riconoscendo circa 3mila status di rifugiato, 5mila protezioni sussidiarie e 6mila protezioni “complementari” (protezione speciale e per cure mediche). I dinieghi sono stati 23.400, il 62% di tutte le richieste prese in esame. Un dato che cresce nel tempo.
Mediterraneo centrale, meno migranti ma più vittime
Nei primi otto mesi del 2024 i flussi irregolari di arrivi in Europa attraverso il Mediterraneo sono comunque calati del 39% rispetto allo stesso periodo del 2023, ma sono in deciso aumento gli ingressi sulle rotte dell’Africa occidentale verso le Canarie (+123%), del Mediterraneo orientale (+39%) e della frontiera di terra orientale (+193%), seppur su una scala assoluta molto più ridotta. Colpisce, però, che nel Mediterraneo centrale per il secondo anno consecutivo è in crescita il numero di migranti che perdono la vita in mare: le vittime alla fine di agosto 2024 si stimano in 1.342. Il rischio è pari a un caso ogni 40 arrivi, era di uno ogni 63 nel 2023 e di uno ogni 75 nel 2022. Aumenta anche il numero di persone che il rapporto non esita a definire «deportate» dalla Guardia costiera libica: i fermati tra gennaio e agosto scorso sono stati 16.220, contro i 17.190 di tutto il 2023.
Fonte: Il Sole 24 Ore