Riciclo tessile, in Italia un consorzio del network europeo Erp. Regole ancora in stand-by
Si chiama Erp Italia Tessile l’ultimo arrivato tra i consorzi che si occuperanno di riciclare prodotti tessili nel nostro Paese. Lo faranno appena il ministero dell’Ambiente emetterà il decreto attuativo della norma del 2020 con cui l’Italia si era imposta come capofila nel riciclo tessile. Ma che sono attualmente in stand-by, in attesa della direttiva europea che rivedrà le regole sui rifiuti.
Il consorzio al centro di un network europeo
Il consorzio fa parte della European Recycling Platform, gruppo globale diffuso in 18 paesi con 41 sistemi collettivi di raccolta, e si propone come la prima realtà di respiro europeo: «L’appartenenza ad un network integrato porta evidenti benefici ai produttori e agli soggetti obbligati italiani in un settore come quello della moda, vocato all’export – ha spiegato Alberto Canni Ferrari, head of Erp Southern Europe -. Affidandosi a Erp le aziende che, una volta entrata in vigore la direttiva, sono obbligate a farsi carico della raccolta, possono fare riferimento ad un’unica organizzazione senza doversi rivolgere ad una molteplicità di interlocutori, semplificando la gestione della conformità a questa nuova norma, beneficiando quindi di economie ed efficienze».
In Europa, oltre il 78% dei rifiuti tessili viene avviato in discarica o è destinato alla termovalorizzazione (circa 5,6 milioni di tonnellate) e la direttiva cui fa riferimento Canni Ferrari costituirebbe una revisione della precedente direttiva quadro sui rifiuti.
La normativa all’avanguardia (ma in stand-by)
In Italia, dove secondo Erp ad oggi viene raccolto solo il 10% dei prodotti immessi al consumo (e quindi circa 157.000 tonnellate su un totale di oltre 1 milione) la normativa è partita in modo più ambizioso rispetto a quella europea, salvo poi arenarsi (per ora) al momento della stesura di regole concrete per il funzionamento dei consorzi. A settembre 2020 il decreto legislativo 116/2020 – che ha recepito due delle quattro direttive del “Pacchetto Economia Circolare” della Ue: la direttiva 2018/851/UE, che modifica la legge sui rifiuti 2008/98/CE, e la direttiva 2018/852/UE, che modifica la legge europea 1994/62/CE sugli imballaggi – ha istituito la cosiddetta responsabilità estesa del produttore (in inglese Epr) e introdotto l’obbligo di raccolta differenziata dei rifiuti tessili a partire dal 1°gennaio 2022, anticipando la normativa europea che prevede l’attivazione della raccolta differenziata in questo ambito dal 2025.
L’Italia, dunque, ha cominciato questo percorso da capofila. All’entrata in vigore di questa normativa è seguita la nascita di numerosi consorzi di riciclo tessile (tra cui Re.Crea, Retex Green, Cobat tessile, Ecotessili) che, tuttavia, ad oggi non funzionano a pieno ritmo bensì come laboratori di sperimentazione di riciclo tessile. Per assicurarne il funzionamento, infatti manca un tassello normativo importante che impedisce l’applicazione concreta del Dlgs 116/2020: il ministero dell’Ambiente non ha ancora emanato un decreto che regoli operativamente l’attività dei consorzi.
Fonte: Il Sole 24 Ore