Riso, dopo tre anni di crisi i coltivatori tornano a investire
Il discorso della concorrenza delle importazioni a basso costo riguarda tutta la filiera, condizionata pesantemente negli ultimi anni dal boom degli arrivi dai paesi del Sud Est asiatico, Cambogia e Birmania in testa, beneficiari del cosiddetto «sistema di preferenze generalizzate», le esenzioni dai dazi concesse dall’Unione europea ai paesi meno avanzati nell’ambito dello storico accordo Eba (Everything But Arms, tutto tranne le armi) in vigore dai primi anni duemila. Salvo poi scoprire che in molti dei paesi di provenienza non erano rispettate le più elementari regole di tutela dei lavoratori.
Sulla riforma di questo sistema il Belgio, presidente di turno del Consiglio dei ministri Ue, ha presentato una proposta di compromesso che non prevede l’attivazione di alcuna clausola si salvaguardia automatica per il riso (che scatterebbe quando l’import supera una certa soglia o in caso di turbative del mercato), come invece chiesto dall’Italia che è riuscita, per ora, a bloccare la proposta.
L’industria risiera, dal canto suo, «chiede agli agricoltori di tornare ad avere fiducia nel settore. Il segnale di quest’anno – sottolinea il direttore dell’Airi, Pietro Milani – è molto positivo. Dopo la grande siccità del 2022 c’è stato il rischio di veder scomparire la risicoltura. Ora, di fronte alla crisi climatica l’industria sta investendo insieme agli agricoltori per migliorare la gestione dell’acqua. L’importante – spiega – è che ci sia consapevolezza da parte degli enti gestori che la risicoltura non spreca l’acqua. Spesso si sente associare le risaie al consumo di acqua, ma l’acqua delle risaie viene riutilizzata e va ad alimentare le falde di tutta la pianura Padana. Non sempre questo ruolo di conservazione viene percepito; l’acqua delle risaie innalza la falda freatica e il livello fiumi garantendo un afflusso maggiore anche per gli usi non agricoli».
Sul tema dell’import, sottolinea Milani, «diamo per assodato che l’Ue non è autosufficiente, sono aumentati i consumi e calate le superfici, il deficit è salito al 60% dal 40 di qualche anno fa. Ma il vero problema è che negli ultimi cinque anni sono raddoppiate le importazioni di riso già confezionato, che rappresentano ormai oltre un quarto del totale: questo fenomeno rischia di ridimensionare gravemente l’industria e, in subordine, anche per la produzione europea che per oltre metà è concentrata in Italia».
«Tra gli agricoltori è tornata la voglia di investire. Dagli ultimi riscontri l’aumento potrebbe anche superare i 5mila ettari stimati. Presto avremo un incontro con le associazioni irrigue per fare il punto sulla disponibilità di acqua, può sembrare presto ma è importante monitorare la situazione per non rivivere l’esperienza drammatica del 2022 e scongiurare un nuova crisi idrica». Natalia Bobba è la nuova presidente dell’Ente nazionale risi. Risicoltrice ed è esperta di assicurazioni agricole, la sua presidenza coincide con la ripresa del settore dopo tre anni di crisi dovuta all’emergenza climatica e alla riapertura dell’import agevolato in Europa.
Fonte: Il Sole 24 Ore