Ritardi nei pagamenti: ristorazione ed energia i settori più in difficoltà

Ritardi nei pagamenti: ristorazione ed energia i settori più in difficoltà

Nella ristorazione il 7% delle imprese paga oltre i 90 giorni. Seguono il settore energetico e delle telecomunicazioni (4,7%) e quello della locazione immobiliare (4,7%). Sono questi i comparti merceologici più in difficoltà in base all’ultimo Studio Pagamenti di Cribis, società specializzata del gruppo Crif, aggiornato al 30 settembre scorso ed esaminato in anteprima al Sole 24 Ore del Lunedì.

I tempi di pagamento influenzano i flussi di cassa e possono complicare – anche gravemente – la gestione della liquidità delle imprese. Per questo è importante monitorare i settori più in sofferenza e agire tempestivamente. Rispetto al terzo trimestre del 2023 si osserva una riduzione dei ritardi oltre i 90 giorni per le industrie della ceramica, dove l’incidenza dei versamenti oltre i termini però resta alta: il comparto rileva il tempo medio di pagamento più elevato, pari a 96 giorni, contro una media nazionale di 67 giorni (erano 71 nel terzo trimestre del 2023). Seguono gli 80 giorni rilevati in media nel settore industriale dei macchinari e delle attrezzature elettriche; e i 79 giorni dell’industria siderurgica, in miglioramento del 2,5% nei ritardi oltre i 90 giorni. Sopra la media, inoltre, i tempi di pagamento nel settore chimico (73 giorni), nelle costruzioni (71 giorni) e nel tessile (69 giorni). Al contrario il settore più puntuale è quello dei servizi alle persone (34 giorni).

Il quadro generale è comunque di maggiore stabilità: i dati rilevano un aumento dei pagamenti puntuali rispetto agli anni immediatamente post pandemia in cui la sofferenza delle imprese si era tradotta in una minore puntualità nei pagamenti in diversi comparti.

A fine settembre 2024 le aziende che pagano nei termini sono il 44,3% del totale, con un leggero aumento dei pagamenti puntuali rispetto al terzo trimestre 2023 (+0,4%); calano i ritardi gravi oltre i 90 giorni (il 4%), con una riduzione dello 0,8 per cento. «Nei primi nove mesi – afferma Marco Preti, amministratore delegato di Cribis – abbiamo rilevato una risposta positiva da parte delle aziende, un miglioramento dei tempi medi di pagamento, ma ancora con una netta differenza tra il Nord e il Sud Italia». Tra la fine del 2019 e il 2020 c’era stato un incremento consistente dei ritardi gravi, come riflesso degli impatti della pandemia e delle maggiori difficoltà di liquidità. «Dal 2021 il trend è in decrescita – aggiunge – e continua anche oggi, con valori più vicini ai livelli pre-pandemici».

Nel dettaglio le microimprese mostrano performance peggiori, mentre quelle di medie dimensioni sono meno propense ai ritardi gravi: le micro-realtà pagano alla scadenza nel 45,4% dei casi, ma registrano anche il più alto livello di ritardi gravi (4,6%) rispetto alla media; all’opposto, le medie aziende hanno meno ritardi oltre i 90 giorni (1,5%). Dall’analisi per area geografica, il Nord-Est risulta ancora l’area più affidabile con il 52,7% di pagamenti puntuali, mentre le imprese di Sud e Isole mostrano un comportamento meno virtuoso con solo il 31,4% di pagamenti effettuati alla scadenza, e il 6,7% delle imprese che paga con grave ritardo. In testa Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, le cui imprese pagano con puntualità rispettivamente nel 54,3%, 54,3% e 52,7% dei casi, mentre ci sono maggiori criticità per Campania (32,3%), Sardegna (31,6%) e Sicilia (25,3%).

Fonte: Il Sole 24 Ore