Robert Longo: i suoi disegni “scultorei” all’Albertina
Robert Longo è uno dei più affermati artisti contemporanei americani e la nuova mostra che l’Albertina gli dedica fino al 26 gennaio è una riprova della sua collocazione di primo piano nel mondo dell’arte di oggi.
Anche cinesata (fra l’altro con il film Johnny Mnemonic, 1995, protagonista Keanu Reeves) e musicista, Longo ha antiche radici italiane: i suoi nonni emigrarono da Acireale e si integrarono nel tessuto sociale statunitense, tanto che l’artista nato a Brooklyn nel 1953 non parla italiano e il suo rapporto con l’Italia, oltre a essere legato a “pizza, opera lirica, impero romano: le solite cose”, come ci ha detto a margine della mostra, è radicato soprattutto nell’arte, che ha potuto studiare da vicino quando negli anni settanta trascorse un soggiorno di studio a Firenze, rimanendo folgorato dalle sculture di Michelangelo. È proprio al maestro italiano che guardò quando verso l’inizio degli anni ’80 si affacciò al mondo dell’arte con la sue ormai iconica serie di disegni “Men in the Cities”, di cui quattro sono ora in mostra a Vienna: “Gli Schiavi di Michelangelo sono stati la base da cui ho iniziato quei lavori”.
Con “Men in the Cities” la carriera di Longo decollò verticalmente e a 28 anni l’artista entrò a tutti gli effetti nella coorte di acuti osservatori della società statunitense e del dibattito politico dapprima dell’èra Reagan, quindi dei decenni successivi, con proposte di puntuali opere iperrealiste su momenti drammatici della storia recente americana, come l’attentato dell’11 settembre o gli scontri tra manifestanti e polizia in numerosi eventi per i diritti civili, o ancora gli effetti devastanti dell’enorme diffusione delle armi da fuoco, o l’attacco al Capitol del 6 gennaio 2021.
La particolarità delle opere di Longo risiede nell’essere realizzate in bianco e nero, a carboncino, partendo da scatti altrui, di cui chiede i diritti di utilizzazione.
Opere monumentali
La scelta di una tecnica antica e così particolare, con cui produce opere spesso monumentali, risiede nel suo studio coronato da un diploma in scultura: “Per me disegnare è come realizzare una scultura: il carboncino è uno strumento scultoreo, che con l’ausilio della gomma crea luci e ombre, grazie alle sfumature del nero. Il nero può essere nero-nero, nero-blu, nero-grigio, nero-freddo, nero-caldo e le cancellature giocano un ruolo primario nel processo di creazione”.
Fonte: Il Sole 24 Ore