Rubio e Waltz, due falchi (fedelissimi) per la politica estera di Trump

Segretario di Stato, consigliere per la Sicurezza nazionale e segretario alla Difesa. Prende forma la squadra di politica estera di Trump. Il presidente eletto ha scelto (manca solo l’annuncio ufficiale) il senatore Marco Rubio, un falco sulla Cina e sull’Iran con lunga esperienza politica, per la carica più in vista, quella di capo della diplomazia americana. Mentre il deputato ed ex militare Mike Waltz, anche lui un duro con Pechino ma anche con gli alleati Nato, è stato designato come consigliere alla Sicurezza nazionale, secondo quanto riportano i media americani, dall’agenzia Reuters al Wall Street Journal, citando fonti vicine allo stesso Trump. Resta da stabilire chi sarà il nuovo capo del Pentagono: Trump è alla ricerca di un generale non ingombrante, pronto a eseguire gli ordini, Al momento sembra Keith Kellogg, già nella Sicurezza nazionale fino al 2020, ad avere le maggiori chance.

In tutti e tre i casi, come per gli altri componenti del governo, a guidare il processo di nomina è la fedeltà a Trump, la comprovata adesione all’America first, la sintonia con il leader che non intende fare gli errori che nel suo primo mandato gli costarono polemiche e frustrazione e una girandola di sostituzioni. Sia Rubio che Waltz sono politici della Florida, lo Stato che Trump ha da anni preferito per la sua residenza.

Rubio, il primo latino a capo della diplomazia

Due guerre in corso – in Ucraina e in Medio Oriente, con il coinvolgimento, per quanto indiretto, degli Stati Uniti – impongono scelte rapide di figure di alto profilo e comprovata esperienza. Così come le tensioni con la Cina attorno a Taiwan e quelle con la Corea del Nord nel Mar del Giappone.

Rubio – 53 anni, americano-cubano, nato a Miami – è il grande sostenitore di una politica estera aggressiva, muscolare, contro i nemici geopolitici dell’America: dalla Cina all’Ira, fino a Cuba. Un tempo era anche un rivale e critico di Trump.

Negli ultimi anni ha tuttavia ammorbidito alcune delle sue posizioni per avvicinarsi alla linea di Trump, che ha promesso di ridurre l’impegno – finanziario e politico – degli Stati Uniti nelle guerre in Ucraina e Medio Oriente. Ha anche ritirato le iniziali obiezioni alle espulsioni di massa degli immigrati illegali, anche in questo caso adeguandosi alle promesse fatte a gran forza dal suo leader.

Fonte: Il Sole 24 Ore