Sale l’allarme aviaria, in Italia oltre 50 focolai negli allevamenti
Sale l’allarme per la diffusione dell’influenza aviaria negli allevamenti italiani di pollame. Nel nostro Paese si contano ormai 53 focolai: di questi, 24 sono concentrati in Veneto, in particolare nella provincia di Verona, mentre i restanti sono in Lombardia, prevalentemente nella provincia di Mantova. L’ultima segnalazione è stata in un allevamento di 800mila galline ovaiole a Vigasio, nel Veronese, ma si sono registrati casi anche in Friuli-Venezia Giulia ed Emilia-Romagna. L’H5N1, ricorda l’Oms, è un virus che non si trasmette facilmente all’uomo: in ogni caso, il contagio può avvenire solo dopo contatto diretto con animali infetti vivi o morti e con le loro escrezioni, mentre non c’è alcun rischio di trasmissione attraverso il consumo di carni avicole o uova.
Al via le prime Zur
I primi provvedimenti per contenere i focolai negli allevamenti sono già scattati: milioni di capi sono stati abbattuti e sono state istituite le Zur, Zone di ulteriore restrizione, dove viene imposto il blocco delle attività di ripopolamento. Visto l’aumento esponenziale dei focolai negli allevamenti, l’assessore all’Agricoltura del Veneto, Federico Caner, ha scritto al ministro Francesco Lollobrigida per segnalare la grave situazione in cui versa il settore avicolo, che solo nella regione coinvolge quasi 6.300 aziende per un fatturato di 700 milioni di euro e una produzione di pollame pari al 30% del totale nazionale. Per sostenere le imprese, anche in previsione di un allargamento del fenomeno, Caner ha chiesto al Masaf di attivare le procedure stabilite dal regolamento Ue 1308/2013, che prevedono i ristori per i danni indiretti dovuti al blocco dell’attività imposto dalle autorità sanitarie.
«Nel nuovo anno il virus ha continuato a marciare – ha detto preoccupato Michele Barbetta, presidente della sezione avicola regionale di Confagricoltura Veneto – per quanto riguarda Verona si tratta di tutto il territorio a Sud dell’autostrada A4 e i danni per gli allevatori sono già ingenti: sia danni diretti, dovuti all’abbattimento degli animali degli allevamenti infetti e di quelli limitrofi, sia danni indiretti, dovuti al fermo allevamento. I primi sono attualmente coperti con i fondi della legge 218/88, i secondi invece non trovano in questo momento alcuna copertura».
Nel Mantovano cresce l’allarme
Gli allevatori sono preoccupati anche nel Mantovano. Dopo la prima positività rilevata l’11 novembre, i casi di aviaria si stanno allargando: colpiscono le galline ovaiole, i tacchini, i polli da carne e anche le anatre. «Nonostante l’altissimo grado di biosicurezza – spiega Alberto Cortesi, presidente di Confagricoltura Mantova – gli allevatori sono alla mercè dei vettori esterni come gli uccelli selvatici e di tempi lunghi nell’erogazione dei ristori in caso di abbattimenti».
La diffusione dell’influenza aviaria negli allevamenti non è un problema solo italiano. L’allerta si è alzata per esempio negli Stati Uniti, dove lo scorso fine settimana il dipartimento dell’Agricoltura della Georgia ha confermato un nuovo focolaio in un’azienda avicola situata nella contea di Elbert. Dall’inizio della nuova epidemia di aviaria, cominciata nel 2022, sono state interessate quasi 650 aziende per un totale di circa 130 milioni di volatili. La Georgia è tra i principali produttori di carne di pollo negli Usa, con 1,3 miliardi esemplari allevati, ed è anche tra i primi per le galline ovaiole.
Fonte: Il Sole 24 Ore