Salute mentale, parlarne al lavoro è tra i più grandi tabù: si tema per la carriera

Parlare di salute mentale al lavoro rimane ancora oggi uno dei più grandi tabù. Chi vive una condizione di disagio teme che dichiarandolo apertamente al capo o ai colleghi ci possa essere un impatto negativo sul suo ruolo o sulla carriera. Il 10 ottobre è la Giornata mondiale della salute mentale e la società di recruiting Hays e la piattaforma digitale per il benessere psicologico e centro medico autorizzato, Serenis, hanno interrogato un campione di oltre mille lavoratori per capire come si sta evolvendo l’approccio al tema. Ebbene non si sta evolvendo a quanto pare, perché per molti italiani, il 44%, parlare di salute mentale in azienda è ancora considerato un forte tabù, più di quanto accada nella media globale dove il dato si aggira intorno al 37%.

Tra le cause clima difficile, carichi di lavoro e attività ripetitive

Il tema però sta diventando sempre più cruciale per le imprese, perché chi vive una situazione di disagio non sta bene e non riesce nemmeno a lavorare bene. Prendendo i dati, quasi un lavoratore su due (il 49,4%) dice di trovarsi in una situazione di grave disagio psicologico. Il principale motivo, come dice esattamente la metà, è il clima interno difficile. Seguono i carichi di lavoro eccessivi, indicati dal 38% e le attività ripetitive e poco stimolanti.

Il timore per la carriera

«La salute mentale è fondamentale per migliorare il benessere e la produttività dei dipendenti – interpreta Bianca Stringuini, Global Head of Diversity, Equity, and Inclusion di Hays -. Alcuni professionisti sono restii a parlare sul lavoro del loro benessere mentale, soprattutto per l’impatto che potrebbe avere sulla loro carriera. Le aziende hanno il dovere di supportare i loro collaboratori, implementando azioni virtuose per combattere il tabù su questo tema e far sentire a proprio agio i lavoratori».

La differenza di genere

Nella salute mentale esiste anche una questione di genere perché il fenomeno sembra essere più accentuato tra le donne, che dicono di avere un livello di disagio psicologico maggiore rispetto agli uomini, disagio che tende ad aumentare con l’età. Marketing e comunicazione sono gli ambiti dove si registrano i livelli più alti di ansia e stress, mentre la gestione del personale, la consulenza e l’educazione hanno migliori livelli di benessere psicologico.

L’ascolto

In questo contesto, secondo quanto suggerisce lo studio è importante l’ascolto e capire con chi si confiderebbero i lavoratori in caso di bisogno. Al primo posto i dipendenti indicano i colleghi (ben il 49%), mentre solo il 18% si rivolgerebbe al proprio manager e il 33% all’hr manager. Nel nostro paese del resto non esiste, o esiste di rado, una figura dedicata al benessere mentale in azienda, il Mental Health First Aider, il professionista che si occupa di assistere i dipendenti in maniera immediata.

Fonte: Il Sole 24 Ore