Salva casa, per la Cgil rischio di sanatorie concesse senza controlli

Le nuove regole sul silenzio assenso tornano al centro del dibattito sul decreto Salva casa. Ieri si è svolta una nuova giornata di audizioni in commissione Ambiente alla Camera sulla legge di conversione del Dl n. 69/2024 (relatore Dario Iaia, Fdi): tra le molte sigle presenti per tutto il giorno a Montecitorio, i sindacati si sono pronunciati sul testo.

Cgil sul silenzio-assenso

E hanno sollevato diverse perplessità e punti critici. Cgil nazionale e Fillea Cgil, ad esempio, hanno sottolineato che «il silenzio assenso, che si sostituisce al silenzio diniego, è impensabile per i Comuni se legato al termine di 45 giorni». La volontà di snellimento, presente nel decreto, «non dovrebbe comportare l’apertura di nuove procedure edilizie che saranno un carico per i Comuni e che, con ogni probabilità, saranno accolte automaticamente, vista l’oggettiva impossibilità di verifica». La velocità dei tempi potrebbe, allora, tradursi in un’assenza di controlli.
Sebbene venga «valutata positivamente la volontà di semplificazione in materia edilizia e urbanistica», poi, altri elementi di dettaglio rischiano di portare un aggravio. «Un’ulteriore difficoltà per i Comuni può essere rappresentata proprio dalla forma sanzionatoria, che se legata all’incremento del valore venale, può essere di difficile applicazione. I Comuni andranno verosimilmente ad applicare il minimo, con conseguenti minori entrate». Soprattutto, però, dicono dalla Cgil, «ci aspettavamo misure in grado di rilanciare l’edilizia residenziale pubblica e un mercato degli affitti a costi sostenibili, ora vera emergenza per il Paese, che non ritroviamo nel decreto».

Uil: «Si va verso un mini condono»

Dura la posizione della Uil, secondo la quale «siamo davanti ad un decreto che va verso un mini condono». Per questo, «auspichiamo non porti a vere e proprie sanatorie di abusi più gravi». In particolare, «desta preoccupazione la possibilità di modificare la destinazione d’uso degli immobili, in quanto rischiamo una desertificazione dei centri storici. Non vorremmo trovarci di fronte all’esplosione di residenze turistiche, commerciali e uffici, in parte già avvenuta, senza rispettare nemmeno gli standard urbanistici previsti».
Per Uil, «se lo scopo del decreto era, oltre alla semplificazione urbanistica, è quello di rilanciare il mercato della compravendita immobiliare e consentire il recupero e la rigenerazione edilizia, siamo di fronte all’ennesima occasione sprecata. Noi abbiamo bisogno di rifinanziare il fondo a sostegno degli affitti e della morosità incolpevole, ormai quasi definitivamente definanziato, con una dotazione di soli 7,6 milioni di euro per ciascuno degli anni 2024-2025: risorse totalmente insufficienti per affrontare i temi sul tappeto».

Cisl sull’impatto urbanistico

Cisl, infine, pone interrogativi sull’impatto urbanistico che avranno le misure previste dal decreto nel lungo termine. Chiede, così, un aggiornamento complessivo del Testo unico edilizia, in discussione ormai da anni, e l’attesa legge quadro sulla rigenerazione urbana.

Fonte: Il Sole 24 Ore