Sammontana Italia: «Raddoppieremo il fatturato in 5 anni»

Sammontana Italia: «Raddoppieremo il fatturato in 5 anni»

La nuova holding Sammontana, nata dall’unione del marchio storico del gelato toscano con Forno d’Asolo, «punta a raddoppiare il suo fatturato nel giro dei prossimi cinque anni grazie soprattutto ai mercati internzionali e in particolare a quello americano». Lo ha detto Alessandron Angelon, amministratore delegato del nuovo gruppo, presentando mercoledì 15 gennaio a Milano le strategie di Sammontana Italia.

La maggioranza del gruppo nato dalla fusione tra i due brand, con il supporto finanziario di Investindustrial, è nelle mani della famiglia Bagnoli, fondatrice di Sammontana, guidata oggi dalla terza generazione. Insieme, i marchi della nuova holding – che in portafoglio, tra gli altri, ha anche Bindi e Le Tre Marie – raggiungono oggi un fatturato di un miliardo di euro diviso tra i due rami prevalenti di business, quello del gelato e quello dei prodotti da forno surgelati. Una portata di fuoco questa, sul mercato italiano, che ha reso necessario l’intervento dell’Antitrust sull’operazione di fusione. L’ok dell’Authority è arrivato solo lo scorso luglio, dopo che Sammontana Italia ha accettato di cedere una delle società del gruppo, la Lizzi di Assago.

Per raggiungere l’obbiettivo del raddoppio di fatturato in cinque anni, il nuovo gruppo intende scommettere con decisione sui mercati esteri: «Il marchio Bindi è stato un apripista in questo senso – dice l’ad Angelon – sulla sua struttura puntiamo a rafforzare anche la presenza all’estero degli altri brand. Sul gelato, in particolare, abiamo progetti ambiziosi negli Usa, dove possiediamo già delle unità produttive e dove vogliamo diventare un marchio forte, concorrenziale con le multinazionali. Pochi lo sanno, ma Sammontana è leader nel gelato da passeggio, e anche su questo vogliamo segmento vogliamo scommettere all’estero, c’è grande spazio». Il 70% del business della nuova società sarà concentrato però sul segmento pasticceria.

Il mantra comune delle due società che hanno dato origine alla fusione è quello dell’italianità: «Puntiamo sul fatto che i nostri sono prodotti italiani, è made in Italy da portare all’estero – dice Leonardo Bagnoli, presidente della holding – siamo innamorati della nostra italianità». Roberto Ardagna, vicechairman di Investindustrial, conferma: «Volevamo creare un campione nazionale che avesse una strategia di globalizzazione e grandi potenzialità di crescita. Il modello che abbiamo in mente è un’altra società del portafoglio Investindustrial, cioè La Doria: quando abbiamo investito in questa azienda conserviera a capitale familiare, il fatturato era di 200 milioni di euro. A tre anni dal nostro investimento, i ricavi hanno superato i 2,5 miliardi, due terzi dei quali in Nordamerica».

Fonte: Il Sole 24 Ore