Santanchè, la Cassazione decide sul trasferimento del processo a Roma. Qual è la strategia della ministra del Turismo
Sono ore importanti per la ministra del Turismo Daniela Santanchè, da dieci giorni sotto pressione da parte dell’opposizione, isolata dal suo partito e fonte di imbarazzo per la premier Giorgia Meloni dopo il rinvio a giudizio (il processo inizierà il 20 marzo) per l’ipotesi di falso nelle comunicazioni societarie 2016-2022 nella gestione della Visibilia Editore che presiedeva. La Cassazione, dopo l’udienza camerale di mercoledì 29 gennaio, è infatti chiamata a esprimrsi sulla competenza territoriale sull’altro filone di indagine che vede accusata la senatrice di Fratelli d’Italia: quello per truffa aggravata ai danni dell’Inps sulla cassa integrazione nel periodo Covid della società del gruppo fondato dalla ministra (dal quale è uscita nel 2022 per assumere l’incarico di governo). La decisione è attesa entro la mattina del 30 gennaio.
Il bivio tra Milano e Roma
I giudici dovranno stabilire se il procedimento deve proseguire davanti al tribunale di Milano, con l’udienza preliminare fissata davanti al gup il 26 marzo (chiamata a decidere per un eventuale rinvio a giudizio) o se gli atti dovranno, invece, essere trasmessi a Roma. In questo ultimo caso gli atti dovranno essere inviati a piazzale Clodio e il procedimento tornerà indietro alla fase precedente alla chiusura indagine. E la decisione sull’eventuale processo per la ministra arriverebbe tra diversi mesi.
L’istanza della difesa
Il vaglio della Cassazione è stato sollecitato dal gup di Milano che il 23 ottobre scorso, dopo una istanza avanzata dai difensori della ministra del Turismo, ha deciso, anche sulla base di norme della riforma Cartabia, di rivolgersi alla Cassazione. Secondo la tesi difensiva (legale Nicolò Pelanda) Roma è il luogo in cui è stato effettuato il primo pagamento ad uno dei dipendenti Visibilia, relativo alla cassa integrazione, ossia su un conto bancario romano. Mentre la Procura ipotizza una presunta truffa con una condotta “continuata” su tutti i dipendenti e con l’ultimo pagamento su un conto a Milano di un altro dipendente.
L’ipotesi del passo indietro
Santanchè ha escluso di rimettere il suo mandato per il rinvio a giudizio per flase comunicazioni sociali. Ma sulla seconda inchiesta ha chiarito: «Ho sempre detto che se dovesse arrivare un giudizio sulla cassa Covid, dove capisco che ci potrebbero essere delle implicazioni politiche, non avrei esitato a fare un passo indietro ma non siamo a questo punto, continuiamo a fare il mio lavoro».
Le altre inchieste
La ministra è coinvolta anche per una terza inchiesta della Procura di Milano: quella per bancarotta dopo il fallimento di Ki Group srl, società della galassia del bio-food di cui dall’aprile 2019 al dicembre 2021 la senatrice è stata presidente e legale rappresentante e nei cui confronti, il 9 gennaio 2024, il tribunale fallimentare ha dichiarato la liquidazione giudiziale dopo aver acclarato «uno stato di definitiva incapacità» di «fare fronte regolarmente alle proprie obbligazioni». A dicembre la liquidazione giudiziale ha riguardato anche Bioera, altra società del gruppo. Anche in questo caso ci sono profili di bancarotta al vaglio.
Fonte: Il Sole 24 Ore