Sardegna a piedi: cresce il Cammino minerario di Santa Barbara

Sardegna a piedi: cresce il Cammino minerario di Santa Barbara

A piedi oppure in bicicletta lungo i sentieri dei vecchi minatori. Dal Sulcis Iglesiente e Guspinese al resto della Sardegna passando per vecchie miniere, camminamenti a picco sul mare ma anche siti archeologici o nuragici. In un percorso che cresce e, nell’arco di due anni, punta a superare i mille chilometri. E’ il Cammino minerario di Santa Barbara, 550 chilometri di camminamento tra mulattiere, carrerecce strade sterrate carrabili, lastricati o percorsi urbani. Ora, questo percorso, che si sviluppa lungo 30 tappe con percorsi di 16 chilometri ciascuno, crescerà. E, varcando i confini del Sulcis Iglesiente e Guspinese, andrà a interessare l’intera Sardegna giacché in quasi tutti gli spazi dell’isola ci sono tracce di lavorazioni minerarie e del culto di Santa Barbara, patrona di coloro che lavorano sottoterra. Non è certo un caso che in ogni sito minerario (aperto o chiuso) si trovi sempre una piccola nicchia con la protettrice.

Nuovo progetto che coinvolge tutte le aree minerarie

“Il progetto che stiamo portando avanti punta a coinvolgere tutte le aree minerarie della Sardegna dove è presente il culto di Santa Barbara – dice Giampiero Pinna, presidente della Fondazione Cammino minerario di Santa Barbara e ideatore intorno al 2010 del percorso – abbiamo già ottenuto l’adesione di 12 comuni del Sarrabus Gerrei e 7 della Nurra. Rientrano anche Sassari, Porto Torres e Alghero e siamo pronti a partire con questo progetto di crescita e sviluppo”. Non solo, in programma anche un’ulteriore novità. “L’idea è quella di utilizzare e inserire anche la tratta del trenino verde che va a integrarsi con il Cammino – prosegue -quindi l’anello Mandas, Seui e Laconi e ritorno”. Con le nuove adesioni crescerà anche la lunghezza del percorso: “Contiamo di arrivare a circa 1.100 chilometri in tutta la Sardegna – argomenta Pinna – e di creare una rete seguendo il modello di Santiago di Compostela. Perché siamo convinti che con più cammini ci possa essere una maggiore partecipazione”.

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Posadas per il riposo dei pellegrini e ciclovie

Nuovi scenari per un turismo alternativo che nonostante l’emergenza dettata dalla pandemia, lo scorso anno, ha registrato “il doppio dei pellegrini” rispetto al 2019. “700 quelli certificati – dice Pinna – e 1.600 quelli non registrati”. Per i pellegrini poi la possibilità di sosta lungo il cammino con le Posadas (che in sardo significa albergo) dove poter andare a dormire. Ossia strutture ricettive per gli escursionisti nate mutuando un’idea nata in Galizia “dove sono state utilizzate le strutture esistenti ”ma che in questo caso sono soprattutto edifici che arrivano dall’ex patrimonio minerario oppure altri stabili messi a disposizione da privati o enti. All’orizzonte poi anche altri modi di poter percorrere il cammino. “Pensiamo alle ippovie ma anche alle ciclovie – prosegue Pinna -. Proprio per questo motivo stiamo lavorando per creare lungo il percorso degli hub per fornire il massimo dei servizi ai pellegrini che vorranno compiere il percorso in bicicletta”. Quanto ai tempi per il raddoppio del percorso, il presidente della Fondazione è fiducioso. “Siamo partiti nel 2013 e nel 2015 ha iniziato a funzionare – dice -, contiamo di avviare e concludere il progetto nell’arco di due anni”. Attorno al Cammino poi anche il sorgere di un’economia alternativa. Che riguarda la ristorazione e l’accoglienza, giacché la presenza stimata di ciascun pellegrino è di almeno una settimana, ma anche l’escursionismo. Non a caso, proprio in questi giorni parte il primo viaggio esperienziale di due giovani guide turistiche che hanno fondato un’azienda che si occupa di escursionismo e garantiscono servizi a coloro che non vogliono compiere il cammino in solitaria.

Fonte: Il Sole 24 Ore