Sardegna, scatta l’allarme siccità e via ai razionamenti sull’acqua nei campi

Sardegna, scatta l’allarme siccità e via ai razionamenti sull’acqua nei campi

Le piogge si riducono e gli invasi si svuotano. In Sardegna è quasi emergenza idrica. Non a caso, in alcune dighe già affiorano i ruderi un tempo sommersi dall’acqua. Proprio per affrontare quella che il mondo delle campagne vive come l’anticipo di una situazione che tende a peggiorare, i rappresentanti della Coldiretti hanno lanciato l’allarme sollecitando la dichiarazione di Stato di calamità. Punto di partenza un dato: «Negli invasi della regione Sardegna – hanno sottolineato – il primo gennaio c’era un quinto di acqua in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente».

Un elemento considerato dagli addetti ai lavori “preoccupante” anche alla luce delle temperature che nel frattempo non si sono abbassate, come accaduto anche i giorni della merla, quelli considerati più freddi. «Il problema è serio e preoccupa parecchio- dice Luca Saba, direttore di Coldiretti Sardegna – perché in alcune parti dell’isola, non solo si sono ridotte le piogge ma con le temperature che salgono si rende necessario un incremento dell’irrigazione nei campi». Con il risultato che gli invasi continuano a svuotarsi e le colture vanno in sofferenza.

Proprio per fronteggiare questa situazione già da gennaio il Consorzio di bonifica della Sardegna centrale ha vietato l’utilizzo dell’acqua ad uso irriguo in tutti e tre i sub comprensori di sua competenza. Una decisione assunta dai responsabili salvaguardare le scorte rimaste. A sollevare il problema è anche l’Anbi, l’Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue. «Anche in Sardegna – sottolineano dall’associazione – la situazione per gli invasi è grave. Alcuni, in quanto a volumi invasati, sono ai minimi da 25 anni ad oggi; complessivamente nei bacini manca oltre il 50% dell’acqua, che potrebbe essere trattenuta. Esemplare per illustrare la gravità della situazione è quanto deciso per il distretto Posada dove, per garantire l’uso potabile, è stata vietata l’irrigazione».

Per Massimo Gargano, direttore generale dell’Anbi «sempre più forte emerge l’esigenza di ottimizzare l’uso della risorsa idrica attraverso l’efficientamento della rete idraulica del Paese e la realizzazione di nuove infrastrutture capaci di trattenere una maggiore quantità d’acqua sul territorio per utilizzarla nei momenti di bisogno». Proprio l’argomento ottimizzazione è, da tempo, al centro delle richieste portate avanti dalle associazioni di categoria in Sardegna. Una soluzione che, come sottolinea ancora Luca Saba, potrebbe passare dalla cosiddetta “interconnesione”. Il collegamento tra i bacini. «Si tratta di una soluzione che permetterebbe di mettere a sistema l’intera risorsa e allo stesso tempo evitare che le piene finiscano in mare».

Fonte: Il Sole 24 Ore