Sartoria Messori rileva il 50% di FA Confezioni. «Tuteliamo un fornitore»

Sartoria Messori rileva il 50% di FA Confezioni. «Tuteliamo un fornitore»

«Non è un’acquisizione ostile, ma una partnership che ci offre sicurezza e prospettive di crescita, perché sono rimaste poche, oggi, le aziende di produzione sartoriale di alto livello. Salvaguardare il futuro di un façonista con cui lavoriamo da 15 anni e che oggi produce il 100% dei nostri capi spalla, significa anche garantire il nostro futuro». Così Gianmarco Messori, seconda generazione alla guida dell’omonima azienda modenese di moda uomo su misura, spiega la decisione di rilevare il 50% di FA Confezioni di Padova, alle prese con un delicato passaggio generazionale.

Si tratta della prima acquisizione in 50 anni di attività per la Sartoria Messori (è stata fondata nel 1976 a Sassuolo da Lanfranco e Germana Messori), che reintroduce una verticalizzazione delle lavorazioni dopo la scelta, fatta una quindicina d’anni fa, di eliminare la produzione interna e affidarsi a laboratori esterni artigiani, tra Emilia, Veneto, Lombardia, Marche (per le scarpe) e Campania. Risale ad allora l’avvio della collaborazione con FA Confezioni – 45 artigiane altamente specializzate – e negli anni la Sartoria Messori ha progressivamente occupato il 75% della capacità produttiva del laboratorio padovano affidando loro il 100% dei capi spalla su misura. «Il cambio generazionale nella loro azienda – continua Messori – è stato il fattore decisivo per il nostro ingresso. Francesca Filippone, la figlia del fondatore, è la mia alter ego: insieme condividiamo visione e obiettivi».

La crescita estera della sartoria su misura

L’acquisizione arriva in un momento di forte espansione per la Sartoria Messori, che dopo le difficoltà del Covid è riuscita a raddoppiare il fatturato arrivando nel 2024 al record di 2,5 milioni di euro con abiti sartoriali su misura. A fare da traino è in particolare la domanda da Francia e Africa francofona, dove Messori trascorre larga parte dell’anno per seguire personalmente i clienti, politici, banchieri, imprenditori, uomini dello sport e dello spettacolo. «Produciamo 2mila capi su misura l’anno, tutti diversi l’uno dall’altro, abbiamo 2mila schede fili e tessuti diversi, sono numeri eccezionali anche per marchi blasonati come Dolce & Gabbana», sottolinea il titolare. Il 60% del fatturato di Sartoria Messori proviene dall’estero, «non mancano però i segnali positivi dall’Italia», assicura Messori, che non intende fermarsi alla prima partnership azionaria con FA Confezioni. E anticipa: «Vogliamo raddoppiare la capacità produttiva e integrare nuovi processi, come la produzione di pantaloni e la fase di stiratura, questo significa sviluppare una filiera sempre più verticale attraverso ulteriori acquisizioni».

La crisi della moda emiliana

Il successo della piccola ma agguerrita Sartoria Messori non è il comune denominatore della filiera moda in Emilia-Romagna, alle prese con una crisi profondissima «Servono misure straordinarie e urgenti per sostenere imprese e lavoratori in un momento di grave difficoltà che potrebbe comprometterne la sopravvivenza», mette nero su bianco Vincenzo Colla, vicepresidente della Regione Emilia-Romagna, in una lettera inviata al ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, in vista del tavolo della moda convocato oggi, 24 gennaio, a Roma. Tra le richieste per rilanciare il settore, la Regione chiede il prolungamento degli ammortizzatori sociali, accesso agevolato al credito, risorse a fondo perduto, formazione e riqualificazione dei dipendenti. «Il valore delle nostre aziende non sta nei bilanci, ma nel know-how e nel savoir-faire che ci contraddistinguono nel mondo», sottolinea Messori. Un messaggio chiaro alle istituzioni: la priorità oggi è evitare vada disperso il patrimonio di competenze e creatività della filiera regionale, dal distretto di Carpi a quello delle calzature di Fusignano.

Fonte: Il Sole 24 Ore