Save the Children: il 13,4% dei bambini da 0 a 3 anni è in povertà assoluta
Pochi e fragili. È questa la fotografia dei bambini scattata dalla quindicesima edizione dell’Atlante dell’Infanzia di Save the Children che fa il punto sulla povertà, le spese crescenti delle famiglie, lo stato dei servizi e l’offerta di salute in Italia. Lo scatto è brutale: il 13,4% dei bambini e delle bambine tra 0 e 3 anni è in povertà assoluta e circa 200mila di quelli tra 0 e 5 anni vivono in povertà alimentare, ovvero in famiglie che non riescono a garantire almeno un pasto proteico ogni due giorni.
Al freddo e alla fame
Dati che rilevano un peggioramento nelle condizioni di vita dell’infanzia che abbracciano più aspetti, se nel 2023 quelli in povertà alimentare erano l’8,55% (era al 7,7% nel 2021), il 9,7% ha sperimentato anche la povertà energetica (era l’8,6% nel 2021), cioè ha vissuto in una casa non adeguatamente riscaldata d’inverno. Fattori che inevitabilmente compromettono le condizioni di salute e di benessere, con conseguenze che si protraggono nel tempo. E qui si apre l’altro capitolo critico. In Italia i pediatri sono troppo pochi: l’ultimo dato fornito dal Ministero della Salute nel 2022, rileva che il carico medio potenziale per ogni dottore è di 993 bambini. Mancano inoltre terapie intensive neonatali, con una carenza concentrata soprattutto al Sud.
Famiglie in difficoltà
Ma se i bambini soffrono è perchè soffrono le famiglie, sempre più in difficoltà ad affrontare gli incrementi di spesa: da quella per latte e pappe che in 4 anni, dal 2019 al 2023, è aumentata del 19,1%, a quella per i nidi cresciuta dell’11,3%, o quella che riguarda i costi pre-nascita (visite mediche, ecografie, abbigliamento premaman) che tra il 2014 e il 2024, è cresciuta del 37% passando dai circa 2.000 euro complessivi del 2014 a oltre 2.740 euro nel 2024. E la lista continua: dal 2021 al 2024 le spese per i pannolini sono cresciute dell’11% per quanto riguarda i costi minimi, ovvero per i pannolini meno cari (552 euro annui) e le spese per le creme sono aumentate del 14% per i costi minimi (50,40 euro annui). <Troppi genitori oggi in Italia affrontano la nascita di un bambino in solitudine-, ha dichiarato Claudio Tesauro, Presidente di Save the Children -, senza poter contare su adeguate reti di sostegno. Il supporto alla prima infanzia è un obiettivo da mettere al centro di tutte le scelte della politica: nel campo della salute come in quello dei servizi educativi; nel contrasto alla povertà così come nella tutela dell’ambiente. È necessario salvaguardare e rafforzare questa rete, a partire dai territori più deprivati, con una strategia di lungo periodo, sapendo che quello sulla prima infanzia è l’investimento fondamentale per il presente e per il futuro del nostro Paese>.
Pochi nati e senza nido
Difficoltà e spese scoraggiano infatti una natalità già in negativo nel Paese: il 2023 ha toccato un nuovo record, con solo 379.890 nuovi nati. Ma se i bambini sono sempre meno, i posti negli asili nidi sono comunque insufficienti: solo il 30% di quelli fino a due anni riesce a entrare, con profondi divari territoriali. Realtà che grazie ai fondi del PNRR potrebbe recuperare significativamente. Un’analisi realizzata da Save the Children e Svimez stima infatti che gli investimenti consentiranno di accrescere la copertura nazionale di oltre dieci punti percentuali raggiungendo il 41,3%, anche se i gap territoriali rimarranno piuttosto ampi.
Fonte: Il Sole 24 Ore