Scafisti responsabili anche per il trattamento inumano dei migranti

Lo scafista che accetta, in cambio di uno sconto di oltre il 50% sul prezzo del viaggio verso l’Italia, sa di doversi sdebitare per il trattamento di favore. E sa che il favore di scambio sarà quello di accettare di portare, anche se con una rotta preimpostata con il pilota automatico alla partenza, un numero molto alto di persone e in condizioni inumane e degradanti, verso una mèta che può costare la vita. Partendo da questo presupposto la Cassazione, con la sentenza 33810, conferma la condanna a quattro anni e mezzo, con espulsione a pena espiata, a carico degli scafisti per il reato di favoreggiamento illegale all’immigrazione clandestina, con più aggravanti: per aver trasportato un gran numero di persone (78) infliggendo loro un trattamento inumano costringendoli a viaggiare sottocoperta per eludere i controlli, per aver messo a rischio la loro vita e, infine, anche per lo scopo di lucro. Un’aggravante quest’ultima che la Suprema corte aveva escluso nelle sentenze più recenti, considerando che la disponibilità a tenere la bussola solo un modo per assicurarsi il viaggio verso l’Italia. Per i giudici nel caso esaminato non c’era traccia di finalità solidaristiche. I rapporti erano stati tenuti solo con gli organizzatori turchi.

Le modalità del trasporto

La Suprema corte sottolinea come sia noto che gli scafisti vengano scelti sempre di una nazionalità diversa da quella dei migranti imbarcati, nello specifico i primi uzbechi i secondi iraniani e iracheni, per scongiurare qualunque forma di contatto. Ad avviso degli ermellini dalle modalità del viaggio era evidente che gli imputati si erano comportati come richiesto dagli organizzatori che li avevano sottoposti ad un training prima della partenza. Avevano requisito i cellulari dei “passeggeri” e li avevano restituiti solo in vista delle coste italiane e li avevano stipati sottocoperta, donne e bambini compresi, in condizioni degradanti. Tutto era stato fatto in contropartita per il prezzo irrisorio pagato per il viaggio. Ben consapevoli di doversi per questo sdebitare.

Fonte: Il Sole 24 Ore