Sciarra: «Il diritto Ue rafforza l’autonomia dei magistrati»
A Roma, il rapporto tra norme interne e diritto europeo fa da sfondo alle tensioni tra governo e magistratura. Nelle stesse ore a Scandicci, alla Scuola superiore della magistratura, i coordinatori dei futuri corsi per magistrati vengono formati sul «primato e sull’obbligo di applicazione del diritto europeo». «Che rafforza l’autonomia e l’indipendenza della magistratura, che è potere diffuso», scandisce Silvana Sciarra, presidente della Scuola.
Il corso di formazione per i formatori
Accanto a lei – nella tavola rotonda parte di un corso straordinario sulla formazione decentrata – anche la segretaria generale della Rete di tutte le scuole della magistratura europee. Che parlando poi con «Il Sole-24ore» approfondisce le questioni al centro delle tensioni in Italia, dopo le mancate convalide dei trattenimenti di migranti in Albania, sulla base di una sentenza della Corte di giustizia, e il rinvio ai giudici di Lussemburgo del decreto Paesi sicuri.
La Rete delle scuole europee
«Il diritto dell’Ue non è esterno al diritto nazionale, è integrato. I giudici nazionali sono anche giudici europei e hanno l’obbligo di applicare il diritto Ue», chiarisce Ingrid Derveaux. E ancora: «il giudice può e in alcuni casi deve presentare domanda pregiudiziale alla Corte». Quanto fatto dal Tribunale di Bologna col decreto Paesi sicuri. E una volta che la Corte di Lussemburgo avrà dato la sua lettura, «il giudice nazionale non può discostarsi. È per garantire questa fedele attuazione che la Corte–aggiunge – si è dimostrata così sensibile, per non dire intransigente, sull’indipendenza della magistratura». Derveaux non entra nel dettaglio delle questioni italiane, ma ricorda che in altri Paesi «è accaduto che un governo abbia cercato di convincere un giudice a dare una particolare interpretazione del diritto Ue».
Derveaux: «primato del diritto Ue»
Proprio «una sentenza pronunciata in via pregiudiziale dall’Italia, Costa/Enel – ci ricorda – sancisce il primato del diritto Ue». Un ripasso della storia del dialogo tra diritto interno e comunitario, «che non è soltanto pragmatico – distingue Sciarra – ma in continua evoluzione; non solo si estende a molte materie, ma evolve nei concetti e dobbiamo coglierlo». In questa prospettiva, le scuole diventano «luoghi in cui i giudici nazionali si appropriano della loro formazione e funzione europea», sottolinea la presidente italiana.
Stage penitenziario e arrivo di migliaia di Mot
Riflessioni che rappresentano un ausilio all’inquadramento dei contestati atti giudiziari origine della polemica politica. Ma Roma è distante almeno 300 km da villa Castel Pulci, la dimora settecentesca dove i magistrati si sono confrontati sulla formazione decentrata nel settore della formazione iniziale, in quella permanente e per giudici onorari. Fa capolino il tema dello stage penitenziario, la necessità di far conoscere dall’interno il complesso mondo delle carceri; come più volte torna lo “tsunaMot”, come è stato ribattezzato l’arrivo di 1.399 magistrati in tirocinio da formare da dicembre a fine 2025.
Fonte: Il Sole 24 Ore