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Scienza e nutrizione, rete contro i pregiudizi
Sviluppo sostenibile di cibo e nutrizione in una cornice di attenzione a una maggiore partecipazione e inclusione nella ricerca scientifica delle “ricercatrici”. Si muove su questa doppia attenzione il progetto Onfoods che ad oggi conta una rete di 600 studiosi italiani. Il punto di partenza per la parità sono le raccomandazioni dell’«Unesco Science Report: Towards 2030» e i requisiti fissati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).
Il rapporto Unesco evidenzia come numerosi fattori contribuiscano a ridurre progressivamente la presenza femminile nelle carriere scientifiche. Tra questi, il soffitto di cristallo, criteri di valutazione non equi, la scarsa valorizzazione dei ruoli di leadership e i gender bias, vale a dire, ha chiarito Hellas Cena, nutrizionista clinica e Prorettore alla Terza Missione dell’Università di Pavia (in una intervista rilasciata a Teleambiente.it): «Il fatto che per decenni la medicina ha curato praticamente solo la metà della popolazione, quella di sesso maschile».
Da qui la nascita della partnership Onfoods finanziata nell’ambito del Pnrr dell’Italia. «Il reclutamento del personale realizzato con il progetto OnFoods – commenta Daniele Del Rio, presidente della Fondazione OnFoods – è andato ben oltre gli obiettivi fissati dal Pnrr», che prevede che il 40% del personale sia costituito da donne. «Il nostro obiettivo – aggiunge Patrizia Riso, presidente del comitato scientifico di OnFoods – non è solo rispettare le soglie fissate dal Pnrr, ma creare un ambiente di lavoro che valorizzi le competenze femminili e promuova una reale cultura dell’equità. Oltre a questo, abbiamo cercato di inserire la dimensione di genere anche nei contenuti stessi delle ricerche: non si tratta solo di chi partecipa al progetto, ma di come affrontiamo temi cruciali quali la nutrizione, la salute e l’impatto sociale delle filiere anche dal punto di vista del genere».
L’approccio sensibile al genere è infatti particolarmente rilevante nel paradigma della nutrizione personalizzata. «Ignorare queste specificità – continua Riso – significa rischiare di proporre soluzioni che non rispondono davvero alle esigenze di una parte significativa della popolazione. Inserire la prospettiva di genere nella nutrizione personalizzata, quindi, non è solo una questione di equità, ma un passo fondamentale per migliorare l’efficacia e l’impatto delle strategie nutrizionali su scala individuale e collettiva». Sul piano degli obiettivi scientifici sette gli Spoke previsti: Sostenibilità globale (Spoke 1), Sistema alimentare intelligente e circolare (Spoke 2), Sicurezza alimentare di alimenti tradizionali e nuovi (Spoke 3), Qualità alimentare e nutrizione che comprende l’indagine sulle proteine alternative (Spoke 4), Nutrizione per tutta la vita (Spoke 5), Contrasto alla malnutrizione (Spoke 6), Abitudini dei consumatori ed educazione (Spoke 7).
Fonte: Il Sole 24 Ore