Sciopero di bus, metro e tram senza fasce di garanzia: ecco le ragioni e le modalità della protesta

Sciopero di bus, metro e tram senza fasce di garanzia: ecco le ragioni e le modalità della protesta

Venerdì 8 novembre il trasporto pubblico locale si ferma per l’intera giornata senza il rispetto delle fasce minime di garanzia. Metro, bus, tram sono a rischio per lo sciopero nazionale di 24 ore del trasporto pubblico locale, proclamato da tutte le organizzazioni sindacali firmatarie del contratto nazionale, con manifestazione nazionale a Roma, davanti al ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture.

I sindacati sollecitano il rinnovo del contratto nazionale scaduto alla fine dello scorso anno. Ma anche le imprese battono i pugni sul tavolo e chiedono di rimettere mano agli stanziamenti. Un capitolo complesso, visto che le richieste erano di 1,6 miliardi di euro (900 milioni per i rinnovi contrattuali e 700 per l’adeguamento all’inflazione) a fronte di uno stanziamento che in manovra vale solo 120 milioni aggiuntivi ai 5 miliardi annuali della dotazione del Fondo nazionale Tpl.

Vanno assicurati i servizi indispensabili: ecco come e quali sono

Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Faisa-Cisal e Ugl-Fna hanno spiegato in una conferenza stampa che la modalità della protesta è prevista dalla legge 146 del 1990 (la legge che regolamenta il diritto di sciopero), che consente una volta sola nell’ambito della vertenza di rinnovo di un contratto nazionale di scioperare senza prevedere la garanzia del servizio nelle fasce orarie che tutelano la mobilità dei viaggiatori, ma assicurando i servizi assolutamente indispensabili per la generalità degli utenti, dunque i collegamenti con porti e aeroporti, nonché la garanzia di quelli specializzati di particolare rilevanza sociale (trasporto dei disabili e scuola bus per materne e elementari).

L’8 novembre durante le fasce orarie previste a livello locale, i servizi di trasporto urbano ed extraurbano che secondo le valutazioni delle singole aziende hanno particolare rilevanza, potranno essere assicurati con l’impiego del 30% del personale viaggiante, oltre a quello strettamente indispensabile per garantire la funzionalità logistica.

I sindacati: servizi a rischio con 1,5 miliardi di tagli in 10 anni

Le organizzazioni sindacali sottolineano che oltre al rinnovo del Ccnl scaduto dal 31 dicembre 2023, sollecitano una «riforma di sistema», perchè il trasporto pubblico locale «rischia gradualmente di sparire, ormai non più solo nelle zone a bassa domanda, ma anche nei medi centri urbani e nelle grandi città». Le ragioni? Per i sindacati l’assenza di risorse adeguate – 1,5 miliardi di tagli negli ultimi 10 anni al Fondo del settore – e la mancanza di politiche di programmazione producono un modello di mobilità sempre più incapace di intercettare le necessità della cittadinanza. Inoltre la «carenza ormai strutturale di personale operativo, che si traduce in tagli del servizio, comporta il peggioramento delle condizioni lavorative ed un aumento esponenziale degli episodi di aggressione al personale»

Fonte: Il Sole 24 Ore