Scott Malkin: «Pronti a conquistare New York dopo il successo in Europa e Italia»
In un mondo globalizzato che rischia – forse è già successo – di uniformare persino la moda, che dovrebbe essere un’espressione di inarrestabile creatività e originalità, Scott Malkin è riuscito, con il suo team, questo sì, felicemente globalizzato, a creare qualcosa di unico. Parliamo di The Bicester Collection, rappresentata in Italia da Fidenza Village, una catena di dodici destinazioni che potremmo chiamare di shopping esperienziale. Ma è un neologismo già logoro e che non rende giustizia alla realtà dei dodici luoghi ideati da Malkin e dalla sua società Value Retail.
L’imprenditore americano è un uomo “allegramente riflessivo”, con un eloquio misurato e tranquillo, dai modi gentili ma decisi. Guai però a pronunciare la parola outlet per definire The Bicester Collection, perché, ripete Malkin da quando fu aperto il primo dei villaggi, «non abbiamo mai voluto né pensato che il prezzo fosse la motivazione che spinge le persone a venire a trovarci». Intendiamoci: i negozi dei villaggi sono prevalentemente legati alla moda e offrono, in effetti, le collezioni delle stagioni precedenti a prezzi inferiori a quelli dei monomarca di città e resort, ma le singole boutique non hanno niente da invidiare, in quanto ad arredi e servizi, a quelle delle vie dello shopping di lusso e l’offerta di ristorazione è di altissima qualità in spazi che riescono a non sembrare mai artificiali o catapultati in un territorio secondo un unico (triste) format. Malkin si era finora tenuto lontano dalla sua città e dal suo Paese natale, “conquistando” invece Europa e Cina. Ma da qualche mese la Bicester Collection si è arricchita del 12° villaggio, il primo in Nord America.
Cosa vi ha portato a New York?
«Il mondo del retail è la mia passione da sempre e con la crescita in Europa e Cina ho scoperto nuovi aspetti e possibili interazioni e osmosi tra modelli di consumo e servizi, legati da una parte alla storia e alla cultura di ogni Paese, dall’altra alla continua evoluzione dell’industria globale della moda e della rivoluzione digitale che stiamo vivendo dalla fine degli anni 90. Ho sempre saputo che gli Stati Uniti erano una grandissima opportunità (sono ancora di fatto il primo mercato dei beni di lusso personali, ndr), ma fino a qualche anno fa ho creduto che il nostro modello fosse più innovativo per l’Europa e per la Cina. Poi però si è presentata la grande occasione di Belmont Park, a New York, e della sua riqualificazione».
È un progetto diverso dagli altri undici villaggi?
«In un certo senso sì, perché il Belmont Park Village, dodicesima “perla” della Bicester Collection, si trova accanto alla Ubs Arena, dove si possono tenere anche grandi eventi sportivi e concerti, e che è un tassello fondamentale della riqualificazione dello storico Belmont Park, noto in america e nel mondo per la corsa ippica Belmont Stakes, tradizionalmente l’ultima tappa della Triple Crown. Ma per tanti altri aspetti la filosofia è la stessa che ci ha guidati finora: creare luoghi dove si possa essere sorpresi dall’offerta di shopping, dall’enogastronomia, dal verde, dall’atmosfera. Luoghi dove ci si senta accolti e che faccia venire il desiderio di tornare e non necessariamente o solo per fare acquisti. Non vogliamo che Belmont Park resti una realtà newyorchese, anzi: ci piacerebbe che fungesse da porta d’ingresso per gli ospiti americani per l’intera Bicester Collection, che potranno scoprire muovendosi, se vorranno, da Milano a Parigi a Shanghai».
La selezione dei marchi resta centrale però: quali novità ci sono per New York?
«La prima non è esattamente una novità: consideriamo ogni brand, azienda o gruppo un nostro partner. Proponiamo alcune linee guida ma siamo sempre all’ascolto, anche perché sono loro il collegamento più diretto e autentico con il cliente finale. A Belmont Park, come già abbiamo fatto in altri villaggi, non esiste il vincolo o l’imposizione di vendere solo capi e accessori delle stagioni precedenti. A patto di farlo in assoluta trasparenza verso di noi e verso i consumatori, i marchi possono offrire collezioni full price. Detto questo, ogni villaggio è diverso: tra i brand molto noti anche in Italia ed Europa che hanno aperto la loro prima boutique off price in America a Belmont Park Village ci sono Thom Browne, Rene Caovilla, Palm Angels, Aquazzura, Missoni e Vivienne Westwood e altri ne arriveranno. Per altri, meno noti in Europa, vediamo la possibilità di un’osmosi con l’Europa, parlo ad esempio di Orlebar Brown, specializzato in beachwear di lusso, o di Rains, outerwear con grandi potenzialità».
Fonte: Il Sole 24 Ore