
Seconda Chance, ecco dove potrebbe lavorare (in Vaticano) l’ex comandante Francesco Schettino
Potrebbe lavorare in Vaticano Francesco Schettino, il comandante della Costa concordia naufragata davanti all’isola del Giglio più di 10 anni fa. L’ex comandante (il tribunale di sorveglianza si pronuncerà il prossimo 8 aprile) potrebbe trovare impiego nell’ambito del progetto portato avanti dall’associazione “Seconda chance” che ha siglato un protocollo per la Fabbrica di San Pietro in Vaticano per consentire ai detenuti di lavorare fuori o dentro le carceri.
Che cosa è Seconda Chance
Fondata nel 2022 da Flavia Filippi, giornalista di La7, Seconda Chance è un’associazione che «porta occupazione dentro e fuori dalle carceri». Un ponte tra imprese e mondo delle carceri dato che il sodalizio «presenta agli imprenditori la possibilità di fare impresa (a condizioni super agevolate) direttamente all’interno dei penitenziari, dove si trovano capannoni o locali dismessi il cui uso è ceduto a titolo gratuito». Il tutto grazie alla legge Smuraglia (193/2000) «che offre sgravi fiscali e contributivi a chi assuma, anche part time o a tempo determinato, detenuti in articolo 21 O.P. (legge 354/75) cioè persone ammesse al lavoro esterno».
L’attività sul campo
L’azione dell’associazione si sviluppa con un intervento sul campo con una sorta di “porta a porta”, tra aziende e territori. «Il nostro lavoro – aggiunge Flavia Filippi – si sviluppa attraverso un lavoro di rete e una collaborazione, non solo con le piccole realtà ma anche con le grandi aziende». Tra coloro che hanno siglato la convenzione e quindi l’impegno a inserire nei piani di lavoro detenuti, ci sono Arcaplanet, terna, ma anche McDonald, e poi aziende di trasporto come Joule, Fabbrica di San Pietro e Autostrade. «Anche Intesa San Paolo che ci ha sostenuto in maniera forte – aggiunge – e poi altre realtà come Claudia Cremonini».
500 richieste di lavoro
Nel corso della sua attività l’associazione ha procurato quasi 500 posti di lavoro tra i diversi centri d’Italia. «Non ci limitiamo a una sola regione ma cerchiamo di operare in tutta Italia – aggiunge – anche grazie all’impegno dei nostri referenti che poi lavorano per trovare soluzioni più idonee ai singoli casi. E così può capitare che al detenuto di Torino, ma che ha gli affetti nel Lazio gli si trovi l’impiego. Naturalmente dopo che si completa il percorso burocratico previsto dalla normativa».
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Un passo avanti nella politica di reinserimento delle persone che scontano una condanna e che guarda oltre. «Non parliamo più del parrucchiere che inseriva in bottega il detenuto – aggiunge – ma di aziende che si sono messe a disposizione per offrire una seconda possibilità a chi ha sbagliato».
Fonte: Il Sole 24 Ore