
Selmi: «Energia chiave per la competitività: incide fino al 30% sul costo dei manufatti»
Le altalene del costo dell’energia non stanno impattando solo sulle marginalità, «ma stanno cambiando radicalmente il paradigma della competitività: vinci sul mercato non perché fai il prodotto migliore, gli investimenti più azzeccati, l’innovazione più dirompente, ma perché sei più bravo del tuo concorrente a comprare l’energia nel momento giusto, a prescindere da quando la utilizzi, o ad azzeccare le coperture sui prezzi. È questo il vero cambiamento degli ultimi tre anni. È l’energia, non più la bravura imprenditoriale, a determinare il tuo successo sul mercato». È una chiave di lettura inedita quella di Aberto Selmi, presidente e amministratore delegato di Laminam, di fronte a prezzi del gas schizzati dai 27 euro di gennaio 2024 agli oltre 58 attuali, contro una media storica di 15-18 euro ai tempi in cui era Putin a rifornire di gas l’Europa.
Un’analisi, quella di Selmi, che sposta i riflettori dalla competizione con le imprese ceramiche turche, cinesi, indiane alla competizione con i dirimpettai, in Italia e in Europa, soprattutto quando si lavora nella fascia media del mercato e, come nel caso delle piastrelle, il costo dell’energia ha una incidenza attorno al 30% sul valore complessivo del manufatto. La fortuna di Laminam – il gruppo ceramico di Fiorano Modenese antesignano e leader delle grandi lastre ultrasottili – è di operare nell’alto di gamma con tassi di innovazione rapidissimi, investimenti in ricerca e sviluppo che superano il 10% anche in anni standard e un’attenzione alla sostenibilità record: l’azienda è stata tra le prime del distretto a introdurre forni ibridi gas-elettricità per la cottura e a debuttare con lastre così sottili – 2 millimetri – da ridurre a un quinto l’impatto ambientale rispetto alla ceramica piana tradizionale.
«Fino a tre anni fa il costo dell’energia poteva variare del 5-8% l’anno non dell’80% come negli ultimi mesi – ricorda l’ad – sono dinamiche che fanno la differenza in un settore energivoro come il nostro tra la possibilità di avere marginalità positive e quindi di sostenere gli investimenti o il dover ripiegare su strategie difensive, che equivale però a non far più il nostro mestiere. In Laminam stiamo vivendo una fase di mercato molto positiva e non comune nel settore, ma anche su di noi ha impatto questa impennata delle bollette, perché significa non poter fare piani pluriennali credibili e programmare investimenti e crescite future».
Il problema è che questa situazione è ormai diventata cronica, data da carenza di gas nel continente. «Le politiche fatte da Bruxelles negli ultimi anni in nome della transizione energetica non hanno tenuto conto che la gran parte delle industrie manifatturiere è energivora e ha bisogno di gas perché non esistono alternative. E non è neppur un gran vantaggio avere forni ibridi come Laminam – commenta Selmi – non certo dal punto di vista economico, perché anche la bolletta elettrica è schizzata in alto, ma è una scelta ambientale che non rimpiangiamo».
Quello che chiedono a gran voce gli industriali di Sassuolo è di tornare a fare gli imprenditori ceramici, non i trader energetici e il grido è ancora più forte che nel 2022 (quando i prezzi del gas schizzarono a 340 euro/megawattora) perché allora la domanda di mercato correva e si potevano scaricare i sovraccosti sui prezzi, oggi no, il mercato è debole. «Il primo intervento da fare, per superare l’emergenza nel breve periodo, è portare a termine i decreti attuativi sulla gas release, per assegnare agli energivori il gas locale a prezzi calmierati, è tre anni che se ne parla senza arrivare al dunque. Poi però occorre che l’Europa si doti di una politica industriale degna del nome, non possiamo competere con gli Stati Uniti se paghiamo cinque volte l’energia», sottolinea Selmi, parlando più come vicepresidente di Confindustria Ceramica che come timoniere di Laminam. L’azienda ha infatti chiuso il 2024 consolidando il fatturato a 230 milioni di euro e sta utilizzando il 100% della capacità produttiva e ha tutti i 900 dipendenti (di cui 500 in Italia) al lavoro per rispettare gli ordini, con la prospettiva di un 2025 in ulteriore crescita.
Fonte: Il Sole 24 Ore