Serie A abusiva in rete, il Tribunale di Milano «spegne» Cloudflare

Serie A abusiva in rete, il Tribunale di Milano «spegne» Cloudflare

Cloudflare offre «attività di supporto e ottimizzazione dei siti vetrina dove sono disponibili i contenuti illeciti». Il Tribunale di Milano, sezione specializzata d’impresa, con un’ordinanza-guida spegne in sede cautelare il “ripetitore” degli streaming illeciti delle partite di calcio dei campionati italiani, accogliendo il ricorso della Lega di Serie A a cui si erano poi associati Lega B, Dazn e Sky Italia.

Non solo: in forza del provvedimento, il service americano dovrà svelare l’identità dei (numerosi) clienti che hanno visto gli streaming abusivi senza pagare l’abbonamento ai network titolari dei diritti di trasmissione.

Contrasto al “pezzotto”

Il procedimento cautelare – che quindi nulla dice in questa fase in merito a responsabilità per danni – è la coda dell’attività “anti-pezzotto” svolta dall’Agcom la scorsa estate, provvedimenti con cui l’Authority ordinava agli Isp (Internet service provider) di chiudere ai navigatori gli accessi ai siti pirata individuati da Piracy Shield – chiusura che, con la legge 9/2023, deve avvenire entro 30 minuti dalla segnalazione. In realtà moltissimi utenti sono riusciti nel tempo ad aggirare il blocco legale utilizzando, stando a quanto lamentato dalla Lega di A, proprio i servizi di intermediazione digitale e di disidentificazione (tra cui quello di Virtual private network, Vpn) messo a disposizione da Cloudflare, tra alias di secondo livello e attività di reverse proxy. L’ordinanza è immediatamente esecutiva ed è rafforzata da una penale di 10 mila euro per ogni giorno di ritardo nell’esecuzione.

Il verdetto

Il tribunale (presidente Giani, relatore Carnì) ha accolto tutte le richieste del collegio difensivo di Lega A (Studio Previti) riconoscendo a Cloudflare il ruolo di prestatore di servizi «attivo e consapevole» – fuori cioè dalla neutralità di principio del servizio del mere conduit – e ha anche giudicato sufficiente la produzione in giudizio, come prove, degli screenshot accusatori, di cui al contrario Cloudflare contestava l’attendibilità.

Secondo il Tribunale, gli utenti scelgono il servizio americano per non utilizzare la propria connessione, per non essere quindi rintracciabili – essendo dirottati tra l’altro su un binario alternativo al Dns (Domain name system) della rete – potendo contare anche su un servizio gratuito di delocalizzazione Vpn oltre che di un acceleratore e ottimizzatore nello scaricamento dei dati.

Fonte: Il Sole 24 Ore