Servizi segreti, il Governo sceglie il prefetto Vittorio Rizzi a capo del Dis. Ecco chi è

Servizi segreti, il Governo sceglie il prefetto Vittorio Rizzi a capo del Dis. Ecco chi è

Per capire il personaggio basta un tratto: è stato il primo – raccontano – a parlare di computer quantici nella Polizia di Stato, quando ancora l’intelligenza artificiale era materia per pochi. Il prefetto Vittorio Rizzi, nato a Bologna nel 1959, ha questa dote innegabile: è molto colto – ha due lauree, una in giurisprudenza alla Federico II di Napoli e una in scienze delle pubbliche amministrazioni a Catania – ed è un fautore delle collaborazioni con le università, al punto da essere titolare della cattedra di criminologia presso il dipartimento di Psicologia della Sapienza e di sociologia del crimine alla facoltà di scienze politiche dell’Università degli studi internazionali di Roma.

Dalla Polizia all’Aisi, fino alla guida del Dis

Dopo una lunga carriera in Polizia, dove è entrato da commissario nel 1988 ed è uscito da vice capo lo scorso settembre, nominato a un passo dalla pensione vicedirettore di Bruno Valensise all’Aisi, l’agenzia per la sicurezza interna, è adesso lui il prescelto del Governo per sostituire Elisabetta Belloni alla guida del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza della presidenza del Consiglio, istituito con la legge 4/2007 per assicurare il coordinamento della ricerca informativa e per assicurare unitarietà nella programmazione delle attività operative di Aise e Aisi (che proprio Mantovano sogna di unificare, ma questa è un’altra storia). Un ruolo più politico che operativo, per cui sono richieste diverse caratteristiche: l’assoluta fiducia dell’Esecutivo, e in particolare della premier Giorgia Meloni e dell’autorità delegata ai servizi, Alfredo Mantovano; la capacità di raccordo tra Palazzo Chigi e i vertici delle agenzie; autorevolezza e rete di relazioni. Il capo del Dis, in sintesi, è il nodo principale dello scambio informativo necessario a garantire la sicurezza nazionale: deve sapersi muovere tra forze armate e di polizia, amministrazioni dello Stato ed enti di ricerca, pubblici e privati.

Le indagini più famose, dall’omicidio Biagi all’arresto di Stazzi

Per l’Esecutivo, che lo ha preferito alle altre figure in corsa – tutte comunque stimatissime da Meloni e Mantovano, dallo stesso Valensise al numero uno dell’Aise, Giovanni Caravelli, dal generale Francesco Paolo Figliuolo al vicecomandante dell’Arma Mario Cinque, dal capo della Polizia Vittorio Pisani al direttore dell’Agenzia per la cybersicurezza Bruno Frattasi, fino agli attuali vicedirettori del Dis Giuseppe Del Deo e Alessandra Guidi – Rizzi è la persona giusta al posto giusto. Conosce a menadito le nuove minacce criminali, ha sperimentato avanzate tecniche di investigazione (è stato lui alla guida del pool per scovare gli assassini di Marco Biagi – «Usammo metodi mai impiegati» – e anche a capo delle indagini che portarono all’arresto dell’infermiere Angelo Stazzi, responsabile della morte di alcuni anziani in una casa di riposo nella Capitale), ha diretto le squadre mobili di Venezia, Milano e Roma (istituendo qui la squadra di lavoro “cold case”), la Polstrada e la Criminalpol. E nei palazzi sa muoversi: è stato anche direttore dell’Ispettorato di Pubblica sicurezza di Palazzo Chigi, ossia il responsabile della sicurezza delle sedi istituzionali del governo.

L’impegno sui diritti umani e contro la violenza sulle donne

Infine, aspetto che non guasta mai, il prefetto si è distinto nella promozione dei diritti umani e della cittadinanza attiva. È stato lui, a novembre 2023, a esporsi in difesa della Polizia dopo i commenti di protesta arrivati a seguito della pubblicazione di un post per ricordare alle donne che non sono sole e per chiedere di essere uniti nel combattere la violenza. «Giulia Cecchettin – aveva affermato proprio in un’intervista al Sole 24 Ore – rappresenta in questo momento tutte le donne morte per mano di un uomo. È la nostra vicina di casa, la nostra compagna di classe, la nostra amica del cuore. Lo è anche per chi, come tutti noi della Polizia di Stato, dalle sezioni specializzate della Squadra Mobile fino ai vertici, lavora ogni giorno da più di dieci anni, dalla mattina alla sera, per salvare ogni Giulia».

Fonte: Il Sole 24 Ore