Settimana corta, il Parlamento accelera: ecco le nuove norme in discussione

Entro la metà di settembre dovrà essere adottato un testo base sulla cosiddetta ’settimana corta’. Lo ha stabilito il Comitato ristretto della Commissione Lavoro della Camera. «E’ molto importante che il comitato ristretto – si è felicitato il capogruppo Pd in Commissione, Arturo Scotto – abbia stabilito che entro metà settembre verrà adottato un testo base sulla riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario. Il Pd auspica un atteggiamento costruttivo della maggioranza per portare a casa una legge sulla settimana corta che in tutta Europa è ormai realtà. Noi lavoreremo con le altre opposizioni per avanzare una sola proposta che istituisca innanzitutto un fondo per agevolare la contrattazione collettiva tra le parti sociali per ridurre orario di lavoro. Così come è emerso anche da tutto il ciclo di audizioni che abbiamo svolto in questi mesi. Non si può tornare indietro».

Pd: settimana corta ed esonero dei contributi

Scotto è il primo firmatario di uno dei tre testi (tutti dell’opposizione) all’esame della Commissione (gli altri due sono del M5s e di Sinistra italiana. La proposta di Scotto (cofirmata dalla segretaria dem Elly Schlein) punta alla «definizione di nuovi modelli organizzativi e produttivi nel nostro Paese, imperniati sulla riduzione dell’orario di lavoro, anche nella formula dei quattro giorni lavorativi settimanali. Un provvedimento di sostegno della contrattazione collettiva che, nel rispetto del ruolo delle parti sociali, incentivi la sperimentazione di quelle soluzioni che contestualmente consentano incrementi della produttività e riduzione dell’orario di lavoro, a parità di retribuzione». Per tali obiettivi, la proposta di legge prevede «l’incentivo del parziale esonero dal versamento dei contributi, nella misura del 30 per cento dei complessivi contributi previdenziali dovuti, con esclusione dei premi e dei contributi spettanti all’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (INAIL), con riferimento ai rapporti di lavoro dipendente cui si applicano i contratti collettivi tra le imprese e le organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative a livello nazionale». L’esonero è riconosciuto «per la durata del periodo di sperimentazione prevista dai suddetti contratti collettivi e in proporzione alla riduzione di orario di lavoro concordata». L’esonero viene riconosciuto «nella misura del 40 per cento, qualora le prestazioni lavorative interessate dalla sperimentazione dell’orario di lavoro siano comprese tra quelle considerate usuranti o gravose».

La proposta M5s: ipotesi settimana corta di 32 ore

La proposta di legge M5s (primo firmatario Giuseppe Conte) promuove «un’organizzazione dell’orario di lavoro che, assicurando parità di retribuzione, garantisca una riduzione del totale delle ore lavorate senza comprometterne la produttività». E a tal fine «riconosce alle organizzazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro comparativamente più rappresentative a livello nazionale» la facoltà di «stipulare specifici contratti per la riduzione dell’orario di lavoro, fino alla misura minima di 32 ore settimanali, a parità di retribuzione». Si precisa che «la riduzione dell’orario normale di lavoro può riguardare sia l’orario giornaliero sia il numero delle giornate lavorative settimanali, fino a 4 giornate». E per incentivare il ricorso alla riduzione dell’orario normale di lavoro a parità di retribuzione e sostenere le imprese che decidano di ricorrervi, «in via sperimentale per il primo triennio di applicazione della nuova normativa, si prevede che ai datori di lavoro sia concesso l’esonero dal versamento dei contributi previdenziali e assicurativi a loro carico, nel limite massimo di 8.000 euro su base annua, ferma restando l’aliquota di computo delle prestazioni pensionistiche».

Avs: un fondo di incentivazione alla riduzione dell’orario di lavoro

La terza proposta (primo firmatario Nicola Fratoianni – Alleanza Verdi e Sinistra) punta a una «riduzione generalizzata dell’orario di lavoro a parità di salario» che «favorirebbe un aumento dell’occupazione in alcuni comparti produttivi», in quanto «c’è un rapporto chiaro fra orari ridotti e tassi di occupazione più elevati». La proposta di legge prevede una «riduzione dell’orario settimanale di lavoro a 34 ore effettive a parità di retribuzione», con «l’istituzione di un Fondo di incentivazione alla riduzione dell’orario di lavoro destinato ai datori che adottino una diminuzione di almeno il 10 per cento dell’orario settimanale».

Fonte: Il Sole 24 Ore