Sex and the Economy: il mercato e i numeri della prostituzione

In buona parte del mondo, le organizzazioni di categoria si battono quotidianamente per legalizzare la prostituzione. “Facciamo continuamente pressione sui politici”, dice Niki Adams, la portavoce di English Collective of Prostitutes, il movimento più importante del settore nel Regno Unito, nonché lei stessa una prostituta.

Le leggi che riguardano la prostituzione possono essere raggruppate in quattro modelli: proibizionismo, abolizionismo, regolamentazione e decriminalizzazione. Adams è una grande conoscitrice dell’abolizionismo, poiché in vigore nel Regno Unito. Secondo questo modello, la prostituzione in sé non è illegale, ma sono proibite le attività connesse, come il lenocinio (cioè lo sfruttamento della prostituzione altrui) e la gestione di bordelli.

“Le leggi sulla prostituzione vietano ai sex worker di lavorare con qualcun altro, anche se ci sono prove che dimostrano che è molto più sicuro lavorare all’interno di un locale che in strada, ed è più sicuro lavorare con qualcuno che non da soli – dice Adams -. Ci troviamo costantemente a dover aiutare donne della nostra rete che vengono accusate di gestire un bordello o addirittura di traffico di migranti solo perché lavorano con qualcun altro in un locale”.

Anche Italia, Francia, Islanda, Irlanda del Nord, Canada, Corea del Sud, Svezia e Norvegia hanno questo modello, che è anche noto come modello nordico poiché implementato per la prima volta dalla Svezia nel 1999.

“Alcuni Paesi europei, a partire dalla Svezia, hanno introdotto la criminalizzazione dei clienti – spiega Adams -. E questo è stato un disastro per le lavoratrici del sesso. Sostengono che le lavoratrici del sesso siano state depenalizzate, ma non è assolutamente vero: lo stigma e la discriminazione sono aumentati e le lavoratrici del sesso devono ancora affrontare misure punitive”.

Fonte: Il Sole 24 Ore