
sfide e opportunità per le nuove generazioni
Distinguere il talento dalle abilità
È però importante distinguere il talento (proprietà di un individuo) dalle abilità apprese: mentre le abilità si acquisiscono attraverso l’apprendimento e la pratica, il talento è una capacità innata che può essere affinata nel tempo. Le abilità rappresentano la competenza nello svolgere un determinato compito in modo efficiente ed efficace, sviluppata attraverso l’esercizio e l’esperienza. Il talento, invece, è una predisposizione naturale che facilita l’acquisizione e l’espressione di tali abilità. Ecco perché ne siamo assetati, perché è abbondante in chi lo possiede e permette di esprimere il meglio di sé.
Dunque, possiamo concordare che il talento è necessario nei luoghi di lavoro?
Se è evidente la necessità della ricerca di questa scintilla interna è altrettanto importante cercare di capire che non sempre è facile far emergere il proprio talento all’interno del luogo di lavoro. La risorsa potrebbe non sentirsi pronta, potrebbe mancare la fiducia dei colleghi, l’ambiente potrebbe non essere ancora sufficientemente ricettivo, le attività da svolgere potrebbero contenere questa propagazione. L’abilità di un buon manager si può misurare anche in questo: quanti talenti siamo riusciti a far emergere e non disperdere? Quanto abbiamo contribuito alla diffusione e ottimizzazione del talento dei nostri collaboratori o colleghi?
Valorizzare i talenti
Arrivati a questo punto della discussione siamo tutti d’accordo sul fatto che il rapporto è direttamente proporzionale: maggiore è la sensibilità su questo concetto, maggiori sono i benefici che ne derivano. La questione diventa più complessa quando ci poniamo nuove domande: siamo sicuri che le nuove generazioni (Y e Z) sposino in pieno questo concetto e siano consapevoli dei propri talenti? Siamo sicuri che il concetto che abbiamo noi di talento sia lo stesso che hanno le nuove generazioni? Siamo sicuri che le nuove generazioni vogliano diffondere il proprio talento nel luogo di lavoro e non altrove?
Attualmente, come ormai ben noto, convivono quattro generazioni nei contesti aziendali: Baby boomers, Generazione X, Millennials (Generazione Y) e Generazione Z. Le differenze tra i membri di queste categorie sono tangibili e marcate e la comprensione reciproca è indispensabile per una sana ottimizzazione dei talenti, soprattutto in un momento in cui il livello di engagement è ai minimi storici.
Fonte: Il Sole 24 Ore