Sì a decarbonizzare senza pregiudicare la competitività delle imprese

Un risultato, fortemente voluto da Confindustria, è stato ottenuto: il via libera del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica al decreto Energy Release. « È un provvedimento fondamentale per il sistema produttivo italiano ed è un tassello importante nel percorso di decarbonizzazione. Lo attendevano da tempo le imprese energivore ed è frutto di un lavoro sinergico con il ministero dell’Ambiente e con il Gse». Così Aurelio Regina, delegato del presidente di Confindustria per l’Energia, commenta l’approvazione del decreto legge.

È un primo passo che va nella giusta direzione ma ora è necessario e urgente lavorare ad altri interventi per affrontare la complessa questione energetica, sia in Italia che in Europa. «Occorre un mercato unico europeo dell’energia, con un prezzo unico per le imprese per evitare che gli Stati membri siano in concorrenza tra loro. Perché la competizione, secondo Regina, non è, né deve essere, tra i confini dell’Europa, ma verso le altre potenze economiche, a partire da Usa e Cina». E, nel percorso di decarbonizzazione: «occorre un mix energetico, che possa dare stabilità e sicurezza ai prezzi e all’approvvigionamento. Ecco perché bisogna aumentare le rinnovabili, consentire i grandi investimenti sull’idroelettrico, lavorare per la decarbonizzazione del gas e sul nucleare valutando le centrali di ultima generazione, piccoli reattori che sarebbero molto funzionali alla nostra realtà dei distretti. Peraltro, abbiamo una filiera di grande valore in questo campo, che oggi lavora all’estero, e spesso per i nostri diretti competitor». Tuttavia, questo progetto si fonda su una premessa fondamentale, che riguarda le politiche europee: «va garantita la neutralità tecnologica per raggiungere i traguardi fissati. Altrimenti – dice Regina – l’Italia e l’Europa non saranno più competitive, con il rischio concreto di perdere pezzi di industria, e quindi meno lavoro
e benessere diffuso».

Un richiamo a porre la dovuta attenzione alle scelte europee sulle politiche ambientali. Ci sono anche opportunità di sviluppo però: il nostro paese è in grado
di coglierle?

L’industria italiana è convinta che sia necessario perseguire obiettivi ambiziosi in campo ambientale. Ma è importante farlo nei tempi e nei modi corretti. Peraltro, per le imprese la decarbonizzazione rappresenta un’opportunità e, allo stesso tempo, un processo virtuoso per sviluppare nuove filiere produttive legate alla transizione energetica. E alcuni dati Istat lo mostrano con chiarezza: il 65% delle imprese punta ad aumentare la tutela ambientale, il 44,2% ad utilizzare le rinnovabili, il 30% a migliorare la propria efficienza energetica. La nostra industria quindi ha sul tema ambientale una sensibilità molto forte e siamo ben posizionati anche in termini di produttività energetica: la nostra è a 111 euro, contro i 106 della Germania, 103 della Francia, 93 della Spagna e 93 della media europea. Quindi, a parità di energia, produciamo più valore e questo significa che la utilizziamo nel modo più efficiente.

Dobbiamo fare i conti con gli obiettivi europei: il Clean Industrial Deal proposto da Ursula von der Leyen ha posto l’obiettivo di ridurre le emissioni del 90% al 2040. Traguardo irrealistico?

Fonte: Il Sole 24 Ore