Sì ai test psicoattitudinali per i futuri magistrati
Anni fa le dichiarazioni di un Berlusconi favorevole all’introduzione di test psicoattitudinali cui sottoporre i futuri magistrati vennero rubricate tra la semplice suggestione e la pura provocazione, nuovo episodio di una stagione aspra di contrapposizioni tra politica e magistratura. Ieri tuttavia il Parlamento ha messo espressamente nelle mani del Governo la valutazione sulla previsione di prove psicoattitudinali per i candidati all’ingresso in magistratura. A farlo è stato il Senato, dove in commissione Giustizia è stato approvato il parere presentato da Pierantonio Zanettin di Forza Italia al decreto legislativo sulla riforma dell’ordinamento giudiziario.
Forte perplessità di Carlo Nordio
Nulla di più circostanziato su tempi e modi della novità ed esclusa anche l’adozione della più stringente formula della «condizione» sul punto, cui subordinare l’assenso della commissione al testo, semmai una “semplice” osservazione. Che però permette ora al ministero della Giustizia di prendere in considerazione espressamente una proposta che già a fine novembre, al momento dell’approvazione del decreto in consiglio dei ministri, venne messa sul tavolo e discussa, ricevendo però la forte perplessità di Carlo Nordio. Certo però adesso esiste un dato normativo, un elemento del parere, cui ancorarsi per l’introduzione di una misura cui la magistratura è da sempre ostile.
La posizione dell’Anm
Lo ribadisce a tambur battente l’Anm, con le dichiarazioni della vicepresidente Alessandra Maddalena: «Non si comprende in cosa consisterebbe esattamente questo meccanismo di verifica psicoattitudinale dei candidati in ingresso in magistratura, che peraltro – risolvendosi in una specie di screening di massa – avrebbe il solo effetto di rallentare l’iter di riempimento delle piante organiche».
«Credo – prosegue Maddalena – che il miglior modo per valutare l’equilibrio di un magistrato sia quello di verificarne il lavoro concreto negli uffici giudiziari, attraverso le periodiche valutazioni di professionalità. Peraltro, i magistrati svolgono anche un periodo di tirocinio prima di assumere le funzioni. Esistono all’interno tutti gli strumenti per valutare la idoneità dei magistrati. Oltretutto la legge Cartabia non contiene una delega per l’introduzione di una simile previsione».
Il tutto quando è alle porte per il fine settimana un comitato centrale dell’Associazione magistrati nel quale si era profilata nei giorni scorsi la discussione su un possibile sciopero delle toghe a contestazione dell’ipotesi, per ora rientrata, del concorso straordinario per il reclutamento.
Fino a 5 tentativi
Nel parere ha poi trovato posto anche la richiesta al Governo di inserire nel fascicolo del magistrato, da utilizzare anche per la valutazione di professionalità, tutti i provvedimenti a lui riconducibili e non più una semplice campionatura come invece previsto dalla versione attuale del decreto. Identica bozza di parere, con la sola differenza di un aumento da 3 a 5 dei tentativi possibili per l’accesso in magistratura, è all’esame della Camera, dove però ieri , con un colpo di scena, la stessa relatrice, Simonetta Matone (Lega) al parere sui fuori ruolo, che prevede oltretutto un rinvio della loro riduzione, ha chiesto uno slittamento del voto, in attesa di ulteriori chiarimenti del Governo. Un nuovo stop sul quale si addensano ormai i dubbi sulla volontà dell’Esecutivo di esercitare la delega.
Fonte: Il Sole 24 Ore