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Sibari sotterranea, da una bonifica idraulica emerge una nuova collocazione della polis greca. E partono gli investimenti
Immaginate una delle più importanti polis della Magna Grecia, se non la più importante per la sua posizione sullo Jonio, in Calabria, tra il fiume Crati e il Coscile. Città in fermento, con 300mila abitanti, potente, sfarzosa, superba, anche lussuriosa, come raccontano le fonti, ovvero Erodoto, Diodoro Siculo, Strabone. Leggendaria, in un certo senso, come Atlantide: di Sibari si riteneva, ormai, di sapere tutto, dopo gli scavi avviati negli anni ’30, su segnalazione del geometra Ermanno Candido, dall’archeologo Umberto Zanotti Bianco e proseguiti con trivellazioni e prospezioni geomagnetiche di università e studiosi internazionali.
Sibari, una storia più grande
Si pensava di conoscerne i costumi, i banchetti, la cucina, le città indigene sotto la sua autorità. Anche la sua estensione e l’esatta posizione. Il museo e il parco archeologico di Sibari, del resto, raccontano, con eccezionali testimonianze, la storia e la cultura del territorio. Eppure, c’è tutto un altro mondo sotterraneo, emerso per caso, durante un intervento di bonifica idraulica nei terreni a cinque km dal sito archeologico, che svelerebbe una storia diversa, ancora più grande.
Una scoperta archeologica nel corso di una bonifica idraulica
Nilo Domanico, ingegnere con un curriculum internazionale, che lo ha portato in Oman a dirigere i lavori della costruzione del Giardino Botanico, autore nel 2022 del masterplan per la bonifica idraulica dell’area del Parco Archeologico di Sibari, redige un resoconto appassionato di quanto emerso nel corso dei suoi interventi, dopo aver rinvenuto imponenti tracce di mura greche (40 metri di massi squadrati senza malta): «Qui sorgerebbe Thurii – spiega – nei pressi del vecchio Crati e della fonte Thurii, sul lembo meridionale di Sibari. Si tratterebbe della rifondazione della città greca, che da sempre si ritiene sia stata invece edificata sulle rovine di Sibari. In base ai nuovi ritrovamenti, la polis greca sarebbe sorta, in realtà, più a nord, in un’enorme area, sede di migliaia di reperti arcaici. I risultati della ricerca sono stati immediatamente segnalati alla Sovrintendenza nell’agosto scorso».
Il “ragguardevole interesse archeologico” della Soprintendenza
Gli uffici locali del ministero dei Beni culturali hanno ritenuto le strutture individuate «di ragguardevole interesse archeologico. Potrebbero essere riconducibili a un sistema di adduzione e approvvigionamento delle acque per la vicina città di Copiae, già noto in questo settore territoriale», si legge nella risposta della Soprintendenza per la provincia di Cosenza. In base ai nuovi ritrovamenti Copiae sarebbe così la parte visibile dell’attuale sito archeologico, invece Thurii si troverebbe, proprio come indicava Erodoto, in prossimità del Crati. Sibari invece, a nord di Thurii, avrebbe un’estensione di 500 ettari e lambirebbe con la sola area portuale nella zona del parco archeologico.
Presentazione a Brera della ricerca
La ricerca condotta dall’ingegnere calabrese, in collaborazione con il dipartimento di Scienze della terra dell’Unical, porta un po’ scompiglio a livello istituzionale «e qualche percepibile ostilità», fa notare Domanico. Ma ravviva il territorio. I risultati degli scavi sono stati documentati nel libro “Alla ricerca di Sybaris e Thurii”, a firma di Nilo Domanico, che vanta contributi dell’antropologo Vito Teti, degli archeologi Emanuele Greco, fra i massimi esperti dell’area della Sibaritide, e Francesco Cutari, fine conoscitore di tutto il territorio calabrese, del filosofo Vincenzo Piro, docente alla Sorbona, di Leonardo Lozito, vicepresidente dei Gruppi archeologici d’Italia. Il volume, che ha debuttato alla Borsa del turismo archeologico di Paestum, sarà presentato prossimamente alla Pinacoteca di Brera.
Fonte: Il Sole 24 Ore