Siccità, in Sardegna scatta lo stato di calamità

Siccità, in Sardegna scatta lo stato di calamità

In Sardegna scatta l’emergenza idrica e la Regione proclama lo stato di calamità per siccità. Ad annunciarlo è la presidente Alessandra Todde dopo una serie di appelli che vanno dal mondo delle campagne a quello del turismo. «Oggi – ha annunciato -faremo oggi una Giunta straordinaria per deliberare lo stato di calamità per la crisi idrica, perché abbiamo una situazione che deve essere gestita su tutti i fronti. Stiamo stanziando risorse straordinarie, quindi sarà assolutamente importante la nostra capacità di gestire questo tipo di problema su tutti i fronti. Stiamo prendendo tutte le misure possibili per superare l’emergenza coinvolgendo i sindaci e territori».

A maggio le prime richieste di aiuto

Le prime richieste di aiuto a maggio quando in alcune parti della Gallura e in altri centri dell’isola c’è stato il ricorso al razionamento. I giorni scorsi la ricognizione, da parte dei rappresentanti dell’esecutivo sullo stato dell’emergenza in Ogliastra. Nel corso di un incontro con i sindaci dei territori la «rappresentazione» di un contesto «piuttosto critico, che necessita di una serie di interventi sia strutturali, sia emergenziali». A seguire anche il nuovo allarme lanciato da Coldiretti.

«Non c’è un minuto in più da perdere – hanno ribadito i rappresentanti dell’associazione di categoria – ed è necessario dichiarare subito lo stato di emergenza. C’è una situazione che continua a peggiorare nonostante la reale e concreta disponibilità dell’assessorato regionale dell’Ambiente e della Protezione civile che da subito si sono messi a disposizione per dare una mano ad aiutare allevatori e agricoltori sull’emergenza idrica. Purtroppo i pesantissimi cavilli amministrativi e burocratici impediscono di aiutare in modo immediato le imprese sarde».

Il turismo si è attrezzato ma teme rincari

Per il mondo del turismo, che nel frattempo si è attrezzato per affrontare l’emergenza, è necessario lavorare per la prospettiva. «Per questa stagione, la maggior parte delle strutture ricettive si è attrezzata con mezzi propri – sottolinea Paolo Manca, presidente regionale di Federalberghi – chi facendo ricorso alle cisterne, chi con l’impiego di dissalatori. Se poi dovesse mancare è chiaro che si farà ricorso all’acquisto dell’acqua per non chiudere le strutture ricettive. Naturalmente è pacifico che dover ricorrere a soluzioni di emergenza comporterà un aumento dei costi. Per questo motivo diciamo che si deve intervenire con una visione prospettica».

La programmazione

Superata la fase emergenziale c’è poi la programmazione. «Da ottobre inizieremo a discutere di pianificazione con tutti gli attori coinvolti – prosegue la presidente Alessandra Todde – per individuare soluzioni strutturali in modo tale da non dover affrontare l’anno prossimo gli stessi problemi di quest’anno ereditati da un immobilismo precedente che ci ha danneggiati».

Fonte: Il Sole 24 Ore