Sicurezza, come cambierà il disegno di legge. Ecco tutti i punti critici, dalle detenute madri alle rivolte in carcere
Il disegno di legge sulla sicurezza cambierà. Dopo l’apertura a una terza lettura della Camera che aveva varato il provvedimento il 18 settembre, arrivata ieri dal ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani al termine di una riunione di maggioranza , è partito il lavorìo dei relatori nelle commissioni Affari costituzionali e Giustizia del Senato per capire quali modifiche apportare. Nonostante il muro della Lega, che ha fatto subito filtrare il suo disappunto chiedendo che il Ddl sia «approvato immediatamente, senza perdite di tempo», sembra dunque tramontare il sogno della destra di veder diventare legge il testo entro dicembre.
Il dialogo con il Colle
Decisive sono state le interlocuzioni con il Quirinale (si veda Il Sole 24 Ore oggi in edicola), in linea, peraltro, con le osservazioni giunte dai costituzionalisti auditi dai senatori, da Massimo Luciani a Marco Ruotolo, secondo cui il testo è composto da norme rischiose e inutili, impregnato di una «visione panpenalistica» e privo di un disegno coerente. Diversi sono gli articoli ora ritenuti da rivedere integralmente o da chiarire per i numerosi problemi interpretativi che pongono, come evidenziato anche dai tecnici di Palazzo Madama nel lungo dossier dedicato al provvedimento.
Detenute madri, verso la retromarcia sulla stretta
In cima alla lista delle disposizioni controverse figura la norma sulle detenute madri, che elimina il divieto di carcere per chi ha figli sotto l’anno di età, trasformandolo in mera facoltà a discrezione del giudice. Sull’articolo, di paternità della Lega che intende così colpire in particolare le borseggiatrici, si era già consumato uno scontro con Forza Italia, contraria all’inasprimento, che però in prima lettura alla Camera aveva ceduto e approvato. È probabile che si vada verso un dietrofront, condito da un più attento monitoraggio del fenomeno per poter basare in futuro sui dati che dovessero emergere la necessità oggettiva di un giro di vite.
I dubbi sullo stop alle Sim per i migranti e la resistenza passiva
Ballano allo stesso modo lo stop all’acquisto delle Sim imposto ai migranti che non esibiscono un titolo di soggiorno valido e l’equiparazione della resistenza passiva alla violenza per integrare il nuovo reato di rivolta in carcere o nei centri per i migranti. Un punto, quest’ultimo, su cui la contrarietà dei giuristi è pressoché unanime.
Il pressing per il dietrofront sulla cannabis light
Non è escluso neppure un altro correttivo: la revisione del giro di vite sulla cannabis light introdotta all’articolo 18 del Ddl che, modificando la legge 242/2016 in materia di sostegno alla filiera agroindustriale della canapa, stabilisce il divieto di importazione, cessione, lavorazione, distribuzione, commercio, trasporto, invio, spedizione e consegna delle infiorescenze della canapa, anche in forma semilavorata, essiccata o triturata. Alt anche ai prodotti contenenti tali infiorescenze, compresi estratti, resine e olii. In questo caso, però, la norma non è di provenienza dei partiti, ma direttamente voluta dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, che ha la delega antidroga. Finora Mantovano non ha ceduto davanti alle proteste delle imprese che, da Coldiretti a Filiera Italia e Imprenditori Canapa Italia, non hanno mai smesso di chiedere il ritiro della norma. Ricordando che rappresenterebbe un colpo letale per 3mila imprese agricole capace di cancellare una filiera che nei prossimi cinque anni potrebbe raggiungere un valore di 8 miliardi.
Fonte: Il Sole 24 Ore